Il Governatore dell’Emilia Romagna Stefano Bonaccini siede esausto nel suo studio-trincea al tredicesimo piano della torre della Regione. Ha appena terminato una riunione in videoconferenza con il premier Conte per definire le misure d’emergenza di fronte al coronavirus che ieri, in Emilia, ha compiuto un balzo con 124 casi in più rispetto a martedì.
Presidente, qual è la situazione attuale?
«Stiamo gestendo un’emergenza inedita, assumendo ogni giorno misure orientate dalla comunità scienti fica per tenere al primo posto la salute delle persone. Contemporaneamente stiamo provando a condividere col governo misure economiche per tutelare le imprese e il lavoro, ben consapevoli delle difficoltà che la nostra gente sta vivendo. L’unità d’azione tra le istituzioni da un lato e le parti sociali dall’altro è essenziale per tenere insieme il Paese e superare questa difficile prova. Mai come in questo momento occorre accantonare divisioni politiche e geografiche. Se davvero siamo un grande Paese è questo il tempo di dimostrarlo».
Cosa avete ottenuto dal Governo per affrontare l’emergenza?
«Ho portato le proposte unitarie delle Regioni. Richieste che qui, in Emilia-Romagna, avevamo prima condiviso con sindacati e imprese. Credito per le aziende, ammortizzatori sociali per garantire occupazione e continuità di reddito per i lavoratori, sostegno all’internazionalizzazione e al made in Italy, misure per il turismo, le imprese della cultura e quelle dei servizi sociali, ricreativi e sportivi. Ma soprattutto, la richiesta all’Europa di sostenere un piano massiccio di investimenti: serve uno shock per l’economia nazionale, che riguarda da vicino le tre regioni più colpite, dove si produce oltre il 40% del Pil nazionale: noi, Lombardia e Veneto. Ma deve ripartire l’intero Paese e servono regole più snelle, come quelle sperimentate per il ponte Morandi».
L’Emilia-Romagna pare essere la regione in cui il coronavirus è in maggiore espansione. leri124 casi in più. Quali sono le ragioni di questa progressione?
«L’80% dei contagi si concentra nelle province di Piacenza e Parma. Soprattutto nella prima, al confine con il Lodigiano, dove si trova il più importante focolaio in Italia. Non esistono a tutt’oggi evidenze di un focolaio autoctono nella nostra regione. Abbiamo anche casi venuti dalla Lombardia e un numero crescente di accessi dalle Marche. Ma il sistema sta reggendo».
Il contagio che ha colpito gli assessori Raffaele Donini e Barbara Lori vi mette in difficoltà?
«Raffaele Donini sta bene, così come Barbara Lori. Donini continua ad essere ‘carico’ e lavora da casa. Ci darà una mano Sergio Venturi, assessore regionale alla Salute fino a pochi giorni fa: gli ho chiesto di gestire l’emergenza Coronavirus nelle prossime settimane, visto che Donini dovrà comunque curarsi rispettando l’isolamento a domicilio come tutti e lui ha accettato subito. Eravamo una squadra fino a ieri e continuiamo a esserlo anche oggi».
Chiederete aiuti ad altre regioni vista la dimensione che ormai ha assunto il contagio con ben oltre 500 casi di positività?
«Il sistema sanitario regionale sta reggendo bene. Anzi: stiamo accogliendo casi di province limitrofe, come ricordavo. E stiamo mettendo in campo misure di potenziamento e adattamento per reggere alla situazione anche per il tempo che abbiamo davanti, posto che nessuno può prevedere davvero oggi cosa accadrà nelle prossime settimane».
Il prolungarsi dello stop alle lezioni, ormai un mese, impone contromisure per non compromettere l’attività didattica: avete in mente qualcosa?
«Attività didattica e calendario scolastico sono di competenza del ministero, è un tema nazionale. Ma anche uno dei problemi più sentiti dai ragazzi e dalle famiglie: come Regione, siamo a disposizione per qualsiasi cosa dovesse servire dal punto di vista logistico, degli spazi, amministrativo e delle risorse su tutto il territorio dell’Emilia-Romagna. Registro che molte scuole hanno attivato modalità innovative, con lezioni online e compiti assegnati ai ragazzi che li responsabilizzano senza far venir meno il senso di essere comunità, di essere classe».