“Leggo di fantomatiche decisioni del Copasir circa l’avvenuta deliberazione in tale sede di atti per i quali si sarebbe decisa la desecretazione, con relative conclusioni alle quali si perviene con salti logici piuttosto arditi. Giova ricordare che nella Repubblica Italiana il potere di desecretazione degli atti è in capo al Presidente del Consiglio, essendo tale funzione sua esclusiva competenza, e non già del Comitato Parlamentare per la Sicurezza della Repubblica, che peraltro segue con attenzione e non da oggi la questione degli archivi e degli effetti, in particolare, della direttiva del Presidente del Consiglio del 22 aprile 2014 che ha disposto un ampio e dettagliato processo di declassificazione dei documenti relativi alle stragi avvenute in Italia tra il 1969 e il 1984 e sottoposti a vincoli di riservatezza e segretezza.
Per ciò che mi concerne, la delibera di avviare una indagine conoscitiva sulle modalità per attuare la desecretazione degli atti e migliorarne la conservazione e l’accesso è finalizzata a dare effettiva attuazione alle direttive emanate dai Presidenti del Consiglio negli ultimi anni, e non ad avvalorare tesi di ricostruzione storica postuma a sfondo politico, soprattutto in un frangente nel quale risultano ancora aperte in sede processuale procedure connesse con l’individuazione dei mandanti della più grave strage della storia repubblicana.
Appare pertanto necessario che l’azione del Comitato venga tenuta scevra da strumentalizzazioni o utilizzi di parte”.
Lo dichiara in una nota Enrico Borghi, responsabile Sicurezza nella segreteria nazionale del Pd e componente del Copasir.