Sembrava una tempesta perfetta, quella che si è abbattuta sulla città di Bari, ma di perfetto non c’è proprio niente: solo un goffo tentativo di condizionare le imminenti elezioni.
Al centro della contesa, l’annuncio del Ministro dell’Interno, Matteo Piantedosi, di nominare una Commissione incaricata di verificare le condizioni per lo scioglimento del Comune pugliese. Questa decisione è stata presa a seguito dell’inchiesta della Dda ‘Codice Interno’ che ha portato all’arresto di 130 persone per presunti intrecci tra mafia e politica in città con scambio di voto alle Comunali del 2019. A finire in manette anche una consigliera comunale, Maria Carmen Lorusso, eletta, questa l’ipotesi accusatoria, grazie ai voti dei clan mafiosi nelle fila del centrodestra e poi passata in maggioranza. La vicenda è finita all’attenzione della commissione parlamentare antimafia con l’apertura di un fascicolo amministrativo.
Il Consiglio comunale di Bari, a tre mesi dalle elezioni, rischia quindi di essere sciolto per mafia. Tutto dipenderà dall’esito del lavoro della commissione ma, se si dovesse arrivare allo scioglimento e alla nomina di un commissario, le elezioni slitterebbero sino a 18 mesi.
Una prospettiva inaccettabile per il sindaco Decaro e tutto il mondo democratico.
“Oggi è stato firmato un atto di guerra nei confronti della città di Bari”, ha commentato a caldo il primo cittadino. “L’atto – ha aggiunto Decaro- come un meccanismo a orologeria, segue la richiesta di un gruppo di parlamentari di centrodestra pugliese, tra i quali due viceministri del Governo e si riferisce all’indagine per voto di scambio in cui sono stati arrestati tra gli altri l’avv. Giacomo Olivieri e la moglie, consigliera comunale eletta proprio nelle file di centrodestra”.
Nelle settimane scorse alcuni i parlamentari pugliesi avevano avuto un incontro con Piantedosi – ben documentato da una fotografia a cui era seguita una conferenza stampa – durante il quale hanno chiesto di valutare il caso Bari per accertare presunte infiltrazioni mafiose. Da qui la decisione del ministro, che è arrivata velocissima nonostante le parole del Procuratore distrettuale antimafia che in conferenza stampa aveva rassicurato dicendo che “l’amministrazione comunale di Bari in questi anni ha saputo rispondere alla criminalità organizzata”.
“È un atto gravissimo – prosegue Decaro – che mira a sabotare il corso regolare della vita democratica della città di Bari, proprio, guarda caso, alla vigilia delle elezioni. Elezioni che il centrodestra a Bari perde da vent’anni consecutivamente. Per le quali stenta a trovare un candidato e che stavolta vuole vincere truccando la partita”. Decaro ha annunciato di aver già trasmesso al prefetto un “voluminoso dossier composto da 23 fascicoli e migliaia di pagine” sull’attività del Comune contro la criminalità organizzata e di essere disponibile a dare tutto il supporto nell’ispezione.
Ma le tempistiche e il modus operandi non possono che inquietare. Il sindaco dem, in una intervista a Repubblica, non nasconde la sua preoccupazione e rivendica in lavoro fatto: “La mia amministrazione si è costituita parte civile contro i clan 19 volte. Sono stato al fianco dei commercianti che hanno denunciato il racket, di quelli che avevano ricevuto i proiettili. Ho bloccato il concerto del figlio del boss. Se c’è un minimo sospetto, sono pronto a rinunciare alla scorta”.
La reazione del mondo politico
La questione non poteva certo rimanere circoscritta al comune di Bari, l’eco di questa operazione è arrivata fino a Roma dove in molti hanno preso posizione. A partire da Elly Schlein, segretaria del PD, che ha espresso stupore e grave preoccupazione per le modalità dell’annuncio: “Rimaniamo basiti rispetto alle modalità con cui il ministro Piantedosi ha annunciato la nomina della Commissione per la verifica dello scioglimento del comune di Bari. Una scelta che arrivando a tre mesi dalle elezioni sembra molto politica, facendo seguito all’iniziativa di alcuni parlamentari della destra e di due membri del governo e non avendo nemmeno esaminato la documentazione presentata dall’amministrazione del sindaco Decaro. Non si era mai visto ed è molto grave”.
Anche la responsabile giustizia nella segreteria Pd Debora Serracchiani non ha dubbi: “La decisione del ministro Piantedosi lascia interdetti nei tempi e nei modi e sembra giustificata unicamente da ragioni politiche. Una decisione grave e inaccettabile anche per il fatto di essere stata presa dopo un incontro tra il Ministro dell’interno e alcuni parlamentari di maggioranza”. Critiche non sono mancate nemmeno dal fronte delle Primarie del centrosinistra per le Comunali di Bari, con Michele Laforgia che ha descritto il provvedimento come grave, ostile e improvvido.
Questa situazione ha sollevato un dibattito più ampio sulla libertà politica e sull’uso dei poteri amministrativi in contesti elettorali. Mentre il centrosinistra chiama a una mobilitazione democratica in risposta, evidenziando l’importanza del libero voto nelle prossime elezioni, il caso di Bari rimane un punto di non ritorno nella storia politica italiana, segnando una profonda frattura tra governo e opposizione.