Senatore Zanda, perché ci avete messo due anni?
«In verità 4, due alla Camera e due al Senato. Innanzitutto si tratta di un provvedimento molto difficile. Poi perché in questa legislatura abbiamo affrontato
tantissimi provvedimenti, e la maggioranza è molto risicata. Il Senato è il campo naturale per ostruzionismo e possibili agguati. Ogni voto va conquistato».
Il ministro Anna Finocchiaro difende il testo e invece Matteo Orfini auspica modifiche, sulla scia di numerosi giuristi: che succede?
«Questa legge ci voleva. Due anni fa alla Camera fu approvata non solo con i voti di tutta la maggioranza ma persino dalla Lega Nord. Il problema del rapporto fra Parlamento e comunità di cittadini, professori e giuristi, deve essere coltivato con molta cura. Su questa legge nell’ultima settimana sono intervenuti personaggi
molto autorevoli, alcuni amici cari, da Cassese a Violante».
E non solo loro, l’elenco è lungo: da Fiandaca a Cantone, tutti a esprimere grandi riserve sull’estensione di fattispecie pensate per la mafia ai reati contro la pubblica amministrazione.
«Le loro perplessità sono intervenute nelle ultime fasi dell’iter del provvedimento. Se fossero arrivate prima avremmo fatto tutto il possibile per discuterle. D’altra parte anche i parlamentari che in questi giorni si sono fortemente opposti all’approvazione del Codice antimafia non hanno presentato emendamenti sulle questioni sollevate in Aula per fare ostruzionismo».
Ma c’è o no un problema di merito? Ha senso estendere i sequestri preventivi ai corrotti?
«Si, personalmente penso di si. La domanda è: la corruzione è un reato di grande allarme sociale?».
Siamo secondi solo alla Bulgaria nelle classifiche Ue.
«Appunto, la corruzione è un cancro della morale e dell’economia del Paese, mortifica il mercato, impedisce una vera concorrenza, deforma gli appalti, abbassa la qualità delle opere pubbliche, è un ostacolo allo sviluppo e all’occupazione. “E una malattia che rischia di uccidere l’Italia”, scrive Cantone nel suo libro. E una
vera emergenza nazionale, tanto che l’Italia ha istituito un’Autorità per combatterla. Le misure di prevenzione, previste nell’ordinamento fin dagli anni ‘6o, nel 1982 furono estese alla mafia, scelta che Pio La Torre pagò con la vita. Dopo di lui, Giovanni Falcone ci ha insegnato che il crimine organizzato si batte seguendo soldi e patrimoni, e colpendoli in via preventiva. Questo è il senso delle norme di prevenzione. Peraltro estese a molte fattispecie oltre alla mafia: dai reati di spaccio al terrorismo, dalla contraffazione alla tratta di esseri umani. La corruzione va legittimamente considerata di analogo allarme sociale».
Quindi è una buona legge che non ha bisogno di correzioni di rilievo?
«Esatto. Tutte le leggi sono perfettibili, e in Senato l’abbiamo già migliorata. Ma il testo approvato mi sembra coerente con il sistema generale delle misure di prevenzione che si inserisce in una lunga sequenza di precedenti».
Il ministro Orlando dice che la Camera valuterà dei cambiamenti.
«La Camera ha già approvato il testo. Torna migliorato».
Faccia una previsione.
«Il Codice antimafia sarà legge in questa legislatura».