«Rachele Bruni è una campionessa di vita», Monica Cirinnà in Sardegna, dove ha partecipato alla prima celebrazione di una unione civile, commenta intervistata su l’Unità, il comingout della nuotatrice azzurra. E fa il punto sulla applicazione della legge: «Ai sindaci dico, trasformate le celebrazioni delle unioni in una festa per tutta la città. Si vedrà presto che è tutto normale».
Rachele Bruni ha dedicato l`argento alla compagna Diletta, è un gesto di libertà?
«È una donna di grandissimo coraggio, le olimpiadi sono una vetrina mondiale, un ottimo luogo dove mandare messaggi positivi su diritti umani libertà e amore, ha dimostrato di essere una campionessa di vita».
Si aspettava il coming out di una atleta azzurra dopo l`approvazione delle unioni civili?
«Penso che la lotta di liberazione che tutte le persone lgbt stanno combattendo nel mondo sia di grande importanza civile, ci sono paesi dove c`è la pena di morte, altri che sono molto avanti rispetto a noi, altri ancora come l`Italia, oppure paesi dove si combatte per dare finalmente diritti alle persone trans, che sono un tabù per tutti: la globalizzazione per la battaglia per i diritti umani come ha fatto Rachele Bruni si deve fare in mondovisione».
Facciamo il punto sull`applicazione della legge sulle unioni civili. Era presente a Sassari per la prima celebrazione. Come mai ha scelto Sassari?
«Mi trovo in vacanza in Sardegna, il sindaco di Sassari mi ha invitata proprio perché si celebrava la prima unione. Sarò presente il 5 settembre a Fiumicino per la prima celebrazione nel comune amministrato da mio marito. E sarò io a sposare il sindaco di San Giorgio a Cremano, Giorgio Zinno. È molto giovane, farà una bellissima cerimonia in un palazzo di epoca e mi ha chiesto di essere io a celebrarla. Da ottobre continueremo le battaglie nei confronti di quei comuni dove la legge viene usata per continuare a discriminare».
A Trieste viene adibito un luogo diverso rispetto alla sala per i matrimoni e gli orari sono ridottissimi, così pure a Padova. Decisioni “fuori-legge”?
«I sindaci si espongono ai ricorsi giudiziari, il comma 20 parla chiaro, ovunque ricorre la parola coniuge, la normativa già vigente si intende estesa alle unioni civili. Non si possono fare le unioni civili nello sgabuzzino delle scope, è evidente che questi sindaci cercano spazio sui giornali per far parlare di loro, ma far parlare di sé come sindaco di parte e per motivi discriminatori non porterà bene. In occasione della unione civile vengono familiari e amici, se si negare loro un giorno di felicità, se ne ricorderanno al momento del voto».
A Cascina la sindaca leghista avvalendosi di un team di avvocati cercala strada per la obiezione di coscienza. Una ricerca inutile?
«Lo ha detto Franco Frattini in Consiglio di Stato, c`è un video ripreso da tutti i telegiornali. Ha detto che al sindaco non è consentita alcuna obiezione di coscienza, il sindaco se vuole delega un assessore o un cittadino. La sindaca di Cascina se ne faccia una ragione. D’altra parte una sindaca leghista in piena Toscana vuole solo un po’ di spazio mediatico. Ma è meglio conquistarlo perchè si è bravi.
A Roma abbiamo assistito a lentezze, ma riconoscimenti e unioni sembrano avere le prime date fissate. Si aspettava qualche lungaggine?
«La partenza a rilento credo sia stata dettata dalla enorme difficoltà che la giunta di Roma ha su tutti i temi, a settembre assisteremo a una vandea per via della apertura scuole, dei trasporti che non funzionano, dei cantieri aperti. Le lentezze non stupiscono, insieme alle timidezze, dipendono dalla volontà della sindaca di non scontentare l`elettorato di centro destra e di aria clericale molto forte che la ha sostenuta».
Corre voce che molte persone lgbt abbiano deciso di sposarsi non a Roma ma a Fiumicino, le risulta?
«Mio marito, Esterino Montino, ha undici prenotazioni già fissate, va detto che lui è molto noto come persona gay friendly avendo seguito con me il percorso della legge passo passo,e i vari dibattiti. È vero che Fiumicino ha 35 sedi per fare matrimoni tra cui due castelli, due sale matrimoni, e quasi tutte le spiagge. Molti da settembre in poi sceglieranno di celebrare i matrimoni al mare».
Che cosa suggerisce ai tanti sindaci che le scrivono?
«Mi scrivono in tanti anche nei giorni di festa e Ferragosto non ha fatto eccezione. Dico loro di trasformare le unioni civili in una festa di piazza, in ún momento di gioia per tutta la città. A Sassari ad esempio è stato tirato il riso e poi, come vuole la tradizioneper gli sposi, è stato spezzato il piatto che conteneva il riso. Devono essere feste pubbliche in modo che appaia chiaro che è tutto normale, che non cade il mondo. Penso che se questo accadrà in molte città, la gente capirà che la legge è uno strumento per far migliorare il paese».
In occasione della prima celebrazione a Bologna le due donne che dovevano unirsi hanno deciso di posticipare per ragioni di privacy. Non le sembra anche questa una scelta di libertà?
«Certamente, ognuno deve vivere il proprio giorno di amore come crede e come vuole. Per alcune persone come è accaduto a Torino, dopo 50 anni di lotte, la celebrazione pubblica è unmomento di orgoglio. Ma è anche vero che oggi finalmente ti puoi permettere la privacy, vuol dire che hai un diritto e puoi esercitano come credi».