Un partito isolato, e litigioso, che non riesce a costruire alleanze e si presenta disarmato ai ballottaggi. Un partito in crisi di identità politica, prima che programmatica, contro il quale tutti finiscono per coalizzarsi. Sergio Chiamparino che come presidente della Regione Piemonte tiene una delle ultime ridotte del Pd e del centrosinistra, la stessa che con ogni probabilità gli toccherà difendere alle elezioni regionali del prossimo anno fotografa la situazione guardandosi dal partecipare al rimpallo delle responsabilità .
Lo ha fatto a margine di un incontro a 25 anni dalla prima elezione a sindaco di Valentino Castellani durante il quale non ha risparmiato giudizi puntuti nel suo campo («a sinistra è pieno di delfini che sono finiti come tonni»). Ripetuto il richiamo a riannodare il dialogo con la società , sul modello di quella stagione torinese per tanti versi irripetibile: «C’è una parte della società , che non necessariamente coincide con quelli che definiamo marginali, con la quale non parliamo. La sfida è come misurarsi con questo, come rispondere a questa crisi di rappresentatività ».
Eccolo, l’insegnamento da trarre dalla sorprendente vittoria di Castellani nel ’93: «Imparare a parlarsi tra diversi», con la differenza che «allora dominava l’antipolitica, mentre oggi l’antipolitica è al governo».
Come valuta il risultato delle amministrative?
«Nei ballottaggi c’è la tendenza ad aggregarsi contro il Pd, una forza che in questo momento non ha alleati».
Una sconfitta prevedibile?
«È evidente che, stante l’isolamento politico e programmatico del Pd, è più difficile fare alleanze. Naturalmente non è la solo spegazione».
A cosa si riferisce?
«Al fatto che dopo le primarie a Ivrea un pezzo del Pd sia andato altrove, con armi e bagagli non ha aiutato, per usare un eufemismo».
Come si rompe l’isolamento e l’accerchiamento?
«Serve una coalizione capace di andare oltre: di andare oltre per ritrovarsi».
Oltre gli attuali schemi?
«Non basta mettere insieme i pezzi della coalizione esistente, bisogna allargare il perimetro».
L’ex-ministro Calenda esorta a superare il Pd e rilancia il Fronte repubblicano.
«Il termine non mi piace… mi ricorda la Guerra di Spagna».
Per i renziani il risultato del voto scagiona Renzi
«Questo è proprio il genere di discussioni che non mi interessa».
Resta il fatto che nel Pd sembra di nuovo l’ora del tutti contro tutti.
«Ripeto: la babele delle posizioni non mi interessa. I dati sono chiari, la sconfitta evidente: non c’era bisogno dei ballottaggi per segnalare la crisi politica del Pd e del centrosinistra. Perché ogni volta si parla sempre solo del Pd, anche questo va detto. Bisogna superare la crisi di identità politica, più ancora che programmatica».
Allargando la coalizione: e poi?
«Rimediando alla insostenibile tendenza alla litigiosità : peggiora la situazione e aiuta a perdere. Sa qual è la prima cosa che mi chiede la gente?».
Cosa?
«Smettetela di litigare».
Una richiesta di unità .
«Ecco perché eviterei di ripercorrere il sentiero della litigiosità : altrimenti significa essere attratti dal buio».