« Detto con la massima sincerità, a me quello di fare un collegamento dalla tomba Mussolini è sembrato un errore». Con Michele Anzaldi, Pd, Segretario della Commissione di Vigilanza Rai, parliamo del caso «Agorà».
Anzaldi, addirittura un errore?
«Sul piano del servizio pubblico sì, e lo affermo sulla base di criteri oggettivi».
Spieghiamo.
«Allora. Il punto di partenza è un rigurgitoesistente di totalitarismo che esiste in molti gruppi, specie tra i più giovani, ed è giusto che l’informazione ne parli. Però, andare sulla tomba Mussolini a Predappio non mi pare una scelta dettata dalla necessità di cronaca».
In che senso?
«Nel senso che lì il dittatore è sepolto con i suoi familiari. E allora? C’è forse stata un’aggressione di stampo fascista? Un qualche fatto particolare che ha riguardato quel luogo? No, il collegamento non c`entrava nulla col diritto di cronaca. Andare lì, portare tecnici, telecamere e ospiti, a cosa serve? Ad alimentare sensazionalismo? A cosa serve spendere soldi pubblici per organizzare unacosa senza una stringente necessità giornalistica? Perché lei si immagina, sì, che organizzare a Predappio un servizio del genere costadei bei soldi…».
La famiglia Mussolini annuncia azioni legali, ha letto?
«Sì, e quello è un altro aspetto. Non entro nel merito delle dichiarazioni di Alessandra Mussolini, ma posso comprendere se c’è stato disagio. Ho letto anche le parole del sindaco di Predappio, che ha chiesto scusa alla famiglia. Ecco, questo conferma tutto: il collegamento è stato uno sbaglio. Le dico di più: sa dove passano ogni domenica molti cittadini che entrano all`Olimpico?»
Immagino voglia arrivare all’Obelisco Mussolini…
«Esatto. A quello e a tanti altri monumenti dell’epoca fascista. Qui in Italia noi conviviamo con il lascito architettonico del Ventennio, e nessuno si sognerebbe di abbattere o cancellare alcunché».
Veramente qualcuno c`è. Ad esempio Laura Boldrini ha detto…
«C’è libertà di parola, ma quelle cose fanno parte della nostra storia. Però voglio tornare al nocciolo della questione, e dico che il servizio pubblico non deve inseguire lo “share facile”».
Ma lo share, la logica di mercato…
«No, guardi che qui si sbaglia. Io, lei e il resto degli italiani paghiamo il canone affinché ci sia un`offerta che possa seguire anche una missione educativa e informativa, più che commerciale».
Non è utopistico?
«No, è doveroso. Le faccio un esempio pratico. Mi scrive un nonno piuttosto contrariato per aver visto Platinette allo Zecchino d`Oro.E un collega, sempre su quella trasmissione, mi ha segnalato che sono rimasti interdetti anche i frati francescani dell`Antoniano di Bologna. Forse, visto il profilo del programma, avrebbe avuto un maggiore valore educativo invitare Lorella Calimari, l’unica insegnante italiana rimasta tra i 50 finalisti per ilNobel dei professori, per fare un esempio».
E applicato al «caso» estrema destra?
«Visto che il fenomeno rischia di far breccia soprattutto sui giovani, sensibilizziamo ai valori della Costituzione, andiamo ad approfondire la complessità del periodo storico fascista, utilizziamo i testi e gli storici. Senza fare demagogia, ma reale informazione».
