“Dopo il caso di Verona, dopo le parole del Papa e la cronaca più recente, dico che bisogna leggere e studiare la legge 194. È un testo di una chiarezza impressionante, non bisogna essere giuristi per capirlo e non è affatto una legge contro la vita. Il problema è che non viene applicata nella sua interezza, soprattutto nella prima parte”.
Lo dichiara, all’agenzia Dire, Andrea Catizone, avvocatessa e responsabile nazionale del dipartimento Pari opportunità del Partito democratico.
“Ha salvato la vita di moltissime donne dalle mani delle ‘mammane’ e dalla clandestinità – sottolinea Catizone- e ha ridotto il numero di aborti che ci sono stati nel nostro Paese. Il lavoro dei consultori, l’educazione e la prevenzione, a partire dalla scuola, è ciò che viene disatteso e da cui bisogna ripartire. La legge non invita ad abortire”. è questo il punto cruciale su cui, secondo l’avvocatessa, si è costruito un “antagonismo errato a cui bisogna sottrarsi”.
“Sono cattolica – afferma nel corso dell’intervista alla Dire – ma i cardini della laicità dello Stato e dell’autodeterminazione della donna sono fondamentali. Del resto chi non è cattolico non è contro la vita”.
“Le parole di Papa Francesco sui medici che praticano l’aborto definiti ‘sicari’ tirano in ballo l’obiezione di coscienza e l’assistenza sanitaria alle donne che affrontano questa scelta che – ribadisce Catizone senza mezzi termini- deve essere garantita sempre nei presidi pubblici. Non si può lasciare la donna senza”.
Lo Stato mette in campo strumenti ‘laici’ per affrontare la questione dell’aborto. Educazione, prevenzione e assistenza. “Lo stesso titolo della legge non è un invito ad abortire. Trasformiamo piuttosto i consultori in presidi di qualità e di eccellenza – raccomanda Catizone – con i migliori esperti, selezionati secondo criteri laici. Gli adolescenti di oggi ne hanno un grande bisogno”.
Sulla scelta dell’aborto in sé uno Stato responsabile non può che approntare gli strumenti necessari per prevenirla e per gestirla. “La gravidanza è una relazione di intimità tale tra la donna e la vita che porta in sé, che qualsiasi altra opzione – conclude l’avvocatessa- è da escludere. È impossibile”.