Il governo italiano, con il solito supporto della Lega, sembra determinato a fare un salto indietro verso un’era di repressione ingiustificata e discriminante. L’ultima provocazione (se così possiamo chiamarla) è l’emendamento presentato dal deputato leghista Iezzi che propone di criminalizzare l’uso di immagini che rappresentino, anche in maniera stilizzata, la pianta di canapa a fini commerciali. Questo provvedimento prevede pene fino a due anni di carcere per chi osa indossare una maglietta o esporre un cartello con il logo della cannabis. Una proposta che va a braccetto con quella presentata qualche giorno dal governo e in cui si parificava la cannabis light a quella con valore di Thc sopra lo 0,6%.
“Sapete che significa?” spiega Marco Furfaro, responsabile Welfare e Contrasto alle disuguaglianze nella segreteria Pd, “Che per provare a raccattare 4 voti alle europee, chiuderanno 3.000 imprese e 15 mila lavoratori verranno licenziati. Lavoratori, tra l’altro, per la gran parte giovanissimi. E se non ci pensa lo Stato, ci penserà la mafia. Il commercio illegale dilagherà, i delinquenti brinderanno a champagne mentre i lavoratori italiani saranno licenziati e le imprese oneste costrette a chiudere. Complimenti, Giorgia Meloni. Sempre dalla parte sbagliata della storia”.
Effettivamente il settore della canapa legale, che potrebbe contribuire significativamente all’economia italiana – stimata in 1,4 miliardi di euro e 10.000 posti di lavoro, secondo Coldiretti – si trova soffocato da un approccio politico che sembra ignorare sia le esigenze economiche sia le libertà individuali. Per questo le reazioni degli operatori del settore non si sono fatte attendere: l’associazione degli Imprenditori canapa Italia (Ici) “desidera esprimere la propria ferma opposizione a qualsiasi tentativo del governo Meloni di vietare la commercializzazione della canapa industriale, un prodotto privo di efficacia drogante e quindi innocuo per la sicurezza e l’incolumità pubblica”. “La canapa – spiega il presidente dell’Ici Raffaele Desiante – con livelli di Thc inferiori ai limiti stabiliti dalle normative europee e nazionali, non rappresenta una minaccia per la salute pubblica. Numerosi studi scientifici confermano la sua sicurezza d’uso e la sua inefficacia nel produrre effetti psicotropi. Pertanto, ci chiediamo quale sia la base scientifica o logica di un eventuale divieto. Se il governo è realmente intenzionato a proteggere la sicurezza pubblica, dovrebbe considerare con maggiore attenzione sostanze ben più pericolose e dannose”. Ci dobbiamo aspettare una stretta anche sul basilico o sull’origano?
Tutto viene reso ancora più paradossale se si pensa che i nostri vicini di casa tedeschi stanno invece avviando processi di legalizzazione e regolamentazione della cannabis anche a livelli più elevati di THC.
Non solo faranno chiudere 3.000 aziende agricole e licenziare 15 mila lavoratori per raccattare tre voti alle europee.
Perché vietare e parificare la cannabis light – che non ha nessun effetto drogante – a quella non light, produrrà un danno alla nostra economia e a chi lavora.…
— Marco Furfaro (@marcofurfaro) May 30, 2024
Ma il governo Meloni è fuori dal tempo e dalla logica e continua a cercare di proibire la coltivazione e la vendita di infiorescenze, resine e olio così tanto usati in erboristeria e nella cosmetica o in prodotti artigianali. Prodotti che, lo ripetiamo, non hanno alcun effetto drogante. Incurante di ogni evidenza scientifica il ministro Adolfo Urso, rispondendo al question time, insiste: “La legge del 2016 a causa della non perfetta formulazione ha consentito lo sviluppo di un mercato secondario di prodotti derivanti dalla canapa, nonché di infiorescenze e altri prodotti contenenti un tenore di Thc sino allo 0,6%, potenzialmente idoneo a determinare l’effetto psicoattivo, anche se blando, come evidenziato da consolidata giurisprudenza in tossocologia forense. È su questo tema che l’emendamento governativo è intervenuto”.
Viene da chiedersi se ci fa o ci è.