“Sento molto parlare del modello norvegese: mi auguro si prenda quella strada, significherebbe mantenere rapporti simili a quelli di oggi. Ma sia chiaro che comporterebbe un’accettazione di regole sulla libertà di circolazione delle persone che non mi paiono in linea con quanto sostenuto in campagna elettorale dai promotori del Leave”.
Così il ministro degli Esteri Paolo Gentiloni, in un’intervista a ‘La Stampa’, parla del futuro della Gran Bretagna dopo il referendum che ha sancito l’uscita dalla Ue, “uno shock per tutti”, lo definisce il ministro. “Ora bisogna rispettare la decisione degli elettori inglesi e reagire.
Occorre essere chiari su cosa vuol dire stare in Europa – sostiene – e su questo la riunione informale dei 27 a Bruxelles è stata chiara: se vuoi il mercato unico devi accettare le libertà fondamentali dell’Unione”.Quanto alla possibilità di un dietrofront, il titolare della Farnesina premette: “Non spetta a me dirlo. Questo può dipendere solo dal parlamento e dai cittadini britannici”. Ma fa notare come “precedenti in Europa non mancano: né di referendum smentiti da decisioni parlamentari, né di referendum contraddetti da altri referendum. Possiamo persino auspicare uno scenario del genere, ma non staremo fermi ad attenderlo”. Nel frattempo l’Unione cambierà volto? La riunione a tre di Berlino a inizio settimana ha inaugurato un direttorio europeo? “Chiamarlo direttorio sarebbe sbagliato – risponde – ma la decisione inglese attribuisce più responsabilità ai tre grandi Paesi fondatori. Ciò non significa che ci debba essere un’automatica identità di vedute: fra Francia e Italia c’è più convergenza su temi come il sostegno alla crescita e all’occupazione, sulla questione migratoria siamo più vicini alla Germania”.