Maria Elena Boschi, quanti incontri ci sono stati con Vegas, e quando?
«Ho incontrato più volte il presidente Vegas. La prima su mia richiesta, poco dopo la mia nomina a ministro, andai a trovarlo in Consob nel marzo 2014 per presentarmi, come capita con i rappresentanti delle istituzioni. In quell’occasione mi invitò a pranzo in un ristorante a Milano, tanto era segreto il nostro incontro».
E poi?
«In seguito, l’ho visto altre volte su sua richiesta. Alcune volte ci siamo incontrati al ministero, una volta a casa sua a cena con molte altre persone».
In questi incontri eravate solo lei e Vegas? O c’erano anche altri personaggi pubblici? E chi?
«A cena c’erano molte altre persone, comprese personalità pubbliche. Lo stesso ovviamente negli incontri pubblici. E rare volte ci siamo visti da soli al ministero».
L’sms di invito a casa di Vegas, quello che ha definito inusuale, arriva prima o dopo la cena a casa sua?
«Il presidente Vegas mi propose di vederci a casa sua alle 8 del mattino successivo con un sms del 29 maggio 2014».
E quando parla di inusuale, intende dire che aveva intravisto un secondo fine in quell’invito?
«Mi sembrò inusuale, visto che non avevamo un rapporto di confidenza, e gli dissi che avrei preferito vederci al ministero o alla Consob. Mi pareva più corretto per il ruolo di entrambi vederci in un luogo istituzionale. Mi stupisce che oggi in commissione Vegas si sia ricordato di tante cose e non di questo sms tra i vari che mi ha inviato».
Casini ha parlato di “genericità ” dell’incontro. Cosa ha chiesto a Vegas?
«Abbiamo parlato dell’attività di Consob e del programma di riforme del governo Renzi. Abbiamo quindi parlato delle difficoltà in generale del sistema bancario italiano, anche quelle di Banca Etruria. Mi sono limitata a rappresentare le preoccupazioni mie e del territorio aretino rispetto alla prospettiva di una aggregazione con la Popolare di Vicenza per il futuro del settore orafo. Come ha sottolineato lo stesso Vegas, non ho chiesto alcun intervento sulla possibile fusione, nessun interessamento a favore di Banca Etruria e tanto meno di mio padre. Nessuna pressione, nessuna interferenza. Ho fatto quello che normalmente fanno membri del governo e del Parlamento».
Ha mai menzionato suo padre in quell’incontro?
«Parlando di banche, ho rappresentato a Vegas la possibilità che mio padre diventasse vicepresidente di Banca Etruria. Tutto qui. Sarebbe stato strano il contrario, visto il ruolo di Consob. Era una questione di trasparenza».
Il fatto stesso che un ministro si occupi di una vicenda che riguarda anche il padre non è un conflitto d’interesse?
«Ma di cosa parliamo? Un conflitto di interessi perché mio padre è stato vice presidente senza deleghe di una banca per 9 mesi? In cosa consisterebbe il conflitto di interessi? In cosa avrei favorito mio padre che, grazie al governo di cui facevo parte, è stato mandato a casa, né più né meno degli altri membri del cda?».
Rispondendo su Ghizzoni, disse che mai aveva esercitato pressioni. Ma interpellare Vegas non è una forma di pressione, dalla figlia del controllato a un controllore?
«Mai fatta alcuna pressione, di nessun tipo. Parlare del sistema bancario, compresa Banca Etruria, come successo con Vegas, Ghizzoni o altri esponenti delle istituzioni o del settore bancario non vuole dire certo fare pressioni. Si usano il mio nome e la vicenda di Banca Etruria per non parlare dei veri scandali del sistema bancario italiano, delle lacune della vigilanza, delle responsabilità dei manager. Sono sicura che di tutto il lavoro che oggi svolgerà la commissione di inchiesta si parlerà solo di un unico incontro di 10 minuti a casa mia che ebbi con Consoli e Fornasari, ospiti di mio padre. Quei 10 minuti peraltro di cui a lungo si è già discusso sui giornali saranno sicuramente più interessanti che capire cosa è successo in Veneto Banca negli ultimi 10 anni».
Lei dice: mi sono interessata per i risparmiatori e in quanto membro del governo. Doveva farlo proprio lei?
«Non ho fatto niente, se non scambiare opinioni e esprimere preoccupazioni. Del resto, niente avrebbe potuto fare Consob. Peraltro anche il ministro Padoan potrà confermare che mai gli ho chiesto di intervenire per favorire Banca Etruria in qualche modo, essendo lui a gestire il dossier».
Lei disse in Parlamento che non c’era una corsia preferenziale per Etruria. Ma il fatto che lei si sia occupata proprio di quel caso, e non di altri, non rappresenta di per sé una corsia preferenziale?
«Ho espresso preoccupazioni come le ho espresse per i risparmiatori di altre banche, ma non sono stata io a seguire le vicenda Etruria. Lo hanno fatto Padoan e Delrio. Non le sembrerebbe strano però se a fronte di una situazione che rischiava di lasciare senza lavoro 2.000 dipendenti e di privare dei risparmi i correntisti non avessi mostrato interesse e preoccupazione? Non potevo esprimere una opinione?».
Lei rischia comunque di danneggiare Renzi a tre mesi dalle elezioni. Non pensa per questo di dimettersi?
«Non ho intenzione di dimettermi sulla base di bugie dette da altri. Sono due anni che ripetono che ho mentito in Parlamento, ma non è vero. Si cerca, attaccando me, di mettere in discussione un intero progetto politico. Il Pd è più forte delle loro bugie».
È intenzionata comunque a ricandidarsi?
«La scelta spetta al Pd, come per tutti. Mi piacerebbe che il Pd mi candidasse in Toscana, ma deciderà il partito».
La commissione sulle banche non è stato un boomerang?
«No. L’ha proposta il Pd ed è utilissima perché stanno emergendo profili di responsabilità e relazioni nel mondo bancario. Si scopre che a differenza da quello che si legge sui giornali non è una piccola banca del territorio come Etruria l’origine di tutti i mali del Paese».
Ha qualcosa da rimproverare a suo padre?
«Leggendo i giornali verrebbe da dire che se lui non avesse fatto per 9 mesi il vicepresidente di una piccola banca, il sistema bancario italiano non avrebbe avuto problemi. Ma chi conosce anche solo un po’ il mondo delle banche sa che non è credibile».