Sintesi dell’intervento di Enrico Borghi su Formiche.net
“Che cosa c’è realmente in gioco in Ucraina, con l’aperta sfida lanciata dalla Russia allo status quo e al diritto internazionale? (…) Ci sono i principi della nuova governance mondiale, dentro il decennio che Alec Ross ha ribattezzato come i «furiosi anni Venti» nei quali assisteremo alla ridefinizione dei rapporti di forza globali”, inizia così Enrico Borghi, responsabile sicurezza Pd, il suo intervento.
“In Ucraina noi abbiamo assistito a un attacco a più livelli. È certamente una attacco all’indipendenza, alla sovranità e alla libertà di una repubblica che aveva deciso di scegliere il proprio destino con libere elezioni e non con la canna del fucile dietro la schiena. Ma è anche un attacco (inutile negarlo) alla leadership culturale, economica e politica dell’Occidente fondato sul principio dello stato di diritto e delle società aperte, e al tempo stesso l’ouverture di una competizione globale tra le autocrazie e le democrazie”. (…)
Borghi continua: “In tempi di cambiamenti e di trasformazioni vanno tenuti fermi i fondamentali su cui si reggono società e ordinamenti, pena la crisi del sistema e lo sfarinamento della coesione sociale. E tra questi fondamentali (e qui torniamo al cuore della vicenda ucraina) c’è l’esigenza di non rassegnarsi alla logica della prepotenza e del sopruso, alla logica che è la violenza e la guerra a rideterminare lo status quo come nelle pagine peggiori del Novecento. La fermezza sulla vicenda ucraina, infatti, deciderà la nostra credibilità in futuro, oltre che la sostenibilità dei processi che conducono ad un nuovo ordine mondiale”. (…)
“Si parla molto di pace. (…) Ma Chi fa politica deve costruire politicamente il percorso della pace (…) e una prospettiva politica di pace si persegue favorendo una evoluzione politica, istituzionale ed economica sul terreno tale da far comprendere a ciascuna delle due parti che l’altra parte non è più minacciosa per sé. E per questo che la fermezza sui principi del diritto internazionale è, oggi, una precondizione essenziale per il processo di pace. In assenza della quale non vi sarebbe pace, ma resa”. (…)
“Quando un grande italiano, un grande europeo e una grande persona come David Sassoli, di fronte alla protervia e alla minaccia del regime russo che colpiva anche la sua persona, disse «non ci faremo intimidire», rappresentava bene questa idea della Politica che non si astrae, che non sfugge, che non specula sulle tragedie, e che assume su di sé il peso e la fatica della Storia per cambiarla in meglio”.
Enrico Borghi chiude: “Con il nostro voto a favore dell’aiuto alla resistenza ucraina abbiamo anche noi ripetuto la frase di David, nella convinzione di servire le ragioni dei valori in cui crediamo”.
Intervento integrale su Formiche.net