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​​​​​Borghi: “Dopo 39 anni l’attentato alla Sinagoga ha bisogno della verità”

Sintesi dell’intervista di Giuliano Foschini su La Repubblica

 

“Abbiamo chiesto al Dis, il Dipartimento centrale della nostra intelligence, nuovi elementi per ridiscutere il dossier sull’attentato alla Sinagoga del 9 ottobre 1982. Sono passati quasi quarant’anni, ma gli ultimi documenti pubblicati ci fanno pensare che troppe cose si devono ancora sapere. Non è più il tempo delle omissioni”. Così l’On. Enrico Borghi, componente del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, inizia la sua intervista a La Repubblica.

 

“Uno Stato deve fare fino in fondo i conti con la propria storia. E su quell’attentato, invece, mi pare che ci sia stata quasi una rimozione. Parliamo di una stagione archiviata, ma non per questo dimenticata. La circolarità della storia potrebbe riproporre vicende simili. Affrontare oggi il passato significa crearsi gli anticorpi per il futuro. Lo stesso presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che nel suo discorso di insediamento, nel 2015, volle citare non a caso Stefao Gaj Taché, il bimbo di due anni rimasto vittima dell’attentato”.

 

Borghi continua: “La commissione che ha indagato nelle scorse legislature ha riversato in Parlamento tonnellate di documenti. Alcuni sono ancora segreti, perché vi è il segreto di Stato. Altri non hanno invece ancora una classificazione: significa cioè che c’è bisogno di un passaggio dai presidenti delle Camere per avere l’estensibilità”.

 

“Il Senato ha approvato un ordine del giorno che obbliga di mettere a disposizione tutti i documenti, salvo esigenze ostative, dopo 50 anni. Mi sembra un buon punto di partenza. Il punto è che la riservatezza non può essere una modalità burocratica ma nasce da un’esigenza di sicurezza interna. Se queste esigenze non esistono più, perché ormai parliamo di storia, non hanno più ragione d’essere”.

 

Borghi conclude spiegando perché è così importante sapere la verità sull’attentato alla Sinagoga di 39 anni fa: “Oggi si torna a parlare di eversione, con un filo tra la destra estrema e i No Vax. Perfino il cancelliere tedesco ha parlato di allarme di estremismo di destra, che fa molta impressione. Ecco: un Paese che vuole affrontare il presente e il futuro deve aver fatto i conti con il proprio passato. Soltanto così può essere un Paese più credibile”.

 

Intervista integrale su La Repubblica

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