Professor Bolaffi, è la prima volta che fa politica?
«No, è la prima volta che mi candido a qualcosa: per il Pd alle Europee. Da ragazzo, al Liceo Mamiani, ho militato nella Fgci, con Occhetto segretario. Nel ’66, dopo l’omicidio di Paolo Rossi, occupammo l’università. Vedere Roma che rischia di tornare in mano ai fascisti mi addolora e mi spinge all’impegno in prima
persona».
A cosa si riferisce precisamente?
«A CasaPound che si prende le periferie. Anche di questo parleremo domani, durante un incontro al Nuovo Sacher a Roma. La mia generazione si era ritirata delusa dalla politica, ma questo è un voto cruciale. Bisogna battersi».
La Merkel ha chiuso la porta ad un ingresso di Salvini nel Ppe.
«Era scontato. L’altro giorno la Cancelliera ha detto che l’immigrazione è un elemento culturale che cambia in meglio l’identità di un popolo: siamo proprio agli antipodi della Lega».
Salvini è in difficoltà?
«Rischia di trovarsi alleato con i sovranisti, quelli fanno le pulci all’Italia sui conti pubblici. Perciò accentua la polemica sul 3%, in una logica mussoliniana del soli contro tutti, per provare a farsi buttare fuori dall’Europa».
Da germanista, come ci vedono a Berlino?
«Hanno il terrore del contagio, e sono addolorati perché amano l’Italia».
Le posizioni anti tedesche sembrano essersi un po’ attenuate.
«Ora c’è Macron come nemico. Ma con la Finanziaria si tornerà a parlare male della Germania».
Che cosa ha visto stando sul terreno della campagna elettorale?
«Mi ha colpito trovare un Pd diviso in tribù. Ho conosciuto candidati bravi, come Calenda e Bonafé, mami dispiace che non ci sia più il vecchio partito, come lo era il Pci: questo è fatto più di comitati elettorali che di sezioni. Se avessi saputo probabilmente non mi sarei candidato».
Bisogna essere legati a un capocorrente?
«Sì, e io che non sono affiliato a nessuno lo sconto un po’».
Come può la sinistra fare tornare la fiducia nell’Europa?
«La Ue deve tornare a essere forte e solidale. Su ambiente, immigrazione, geopolitica, non possiamo fare nulla da soli».
Teme di più l’astensionismo o i sovranisti?
«L’astensionismo. Il 60% non vota. Vuol dire che l`Europa non riesce a riscaldare i cuori delle persone».
Mai come questa volta però le elezioni sembrano avere un senso profondo.
«Perché ci sono i sovranisti che vogliono sfasciare tutto, e perché c’è la consapevolezza che siamo di fronte a un passaggio d’epoca».