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Boccia: “Con meno contagi, più aperture. Le Regioni non possono decidere da sole”

Come tutti, anche il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, è consapevole che sulla rinascita dalle macerie e sulla gestione della fase due questo governo si gioca la sua sopravvivenza.

«Sì, questi due mesi hanno cambiato la storia del mondo e del paese: noi lavoriamo con la massima dedizione possibile, sapendo che abbiamo una responsabilità enorme. Quindi ne siamo perfettamente consapevoli. Poi il tempo dirà ultima parola».

 

Cominciate ad essere bombardati da Confindustria. Forse avete sposato troppo la linea di chiusura del sindacato con queste aperture al contagocce?

«Non trovo l’energia nè il tempo per far polemiche con nessuno. Noto solo che c’è la firma di tutte la parti sociali in tutti gli accordi fatti e questo vorrà dire qualcosa».

Comunque, malgrado tutto, le regioni continuano ad andare in ordine sparso, con ordinanze meno restrittive come il Veneto. Finirà questa confusione totale col nuovo dpcm?

«Il governo dà indicazioni di cornice e dentro il quadro le Regioni potranno apportare alcune modifiche, non in contrasto con quanto deciso dal governo. Esattamente come avveniva prima del coronavirus ed esattamente come avviene in tutte le nazioni del mondo con la pandemia».

Che criteri userete per le riaperture progressive? Dal 4 maggio, ogni due settimane si apre di più per vedere gli effetti sulla pandemia?

«Esattamente così. Ogni giorno le Regioni dovranno fornire una comunicazione al governo per fare il punto sulla situazione dei contagi. A metà settimana uscirà il decreto del ministro Speranza sul metodo. In sintesi: più contagi, più restrizioni. Meno contagi, più aperture».

Ma regioni come l’Emilia, vi chiedono di riaprire già ora le filiere come automotive, moda, piastrelle. Avete opposto un muro, perché?

«E’ prevista la riapertura il 4 maggio, del comparto manifatturiero di quello edile pubblico e privato e del commercio all’ingrosso funzionale al settore manifatturiero e all’edilizia. Riapriamo gradualmente per prevenire l’eventuale seconda ondata».

Con Fontana la solita tensione anche stavolta al giro di boa per la fase due?

«Col presidente Fontana dialoghiamo, ci confrontiamo, concordiamo, discutiamo e litighiamo, ma alla fine ci stringiamo sempre la mano, a distanza ovviamente. Magari tutti i rapporti fossero così corretti».

Avete litigato pure con la renziana Bellanova che chiedeva meno prudenza, o no?

«Io non ho litigato con nessuno e alla fine ogni scelta è stata condivisa».

Prima del virus c’era il suo progetto di autonomia differenziata di Veneto, Emilia e Lombardia in rampa di lancio. Quel progetto è morto, visto che molti parlano di restituire allo Stato la sanità?

«L’autonomia non è né di destra, né di sinistra: è scolpita nella Costituzione e si chiama sussidiarietà. Sarà portata avanti e approvata garantendo gli stessi livelli essenziali delle prestazioni su tutto il territorio nazionale».

Certo, il polso dello Stato centrale stenta a vedersi nella prassi quotidiana. Lei è mai andato a cercare una mascherina in farmacia?

«Allora, mia moglie le ha comprate per sé e la bambina. La distribuzione delle mascherine sta procedendo su tutto il territorio nazionale».

Oggi una mascherina ffp2, che protegge in entrata e in uscita, la vendono a 9 euro. Un pensionato deve rinunciare a fare la spesa di giornata se ne vuole una?

«La mascherina in uso alle persone comuni è quella di tipo chirurgico, quella che uso io. La FFp2 ha un livello di protezione superiore ed è destinata al personale sanitario e a chi ha particolari esigenze professionali. Il commissario Arcuri garantirà un prezzo limite che sarà di 50 centesimi e chi non ha i mezzi le avrà gratuitamente. Comunque chi va nei posti chiusi dovrà indossarla. Sul bus anche quelle di stoffa».

I sindaci vi chiedono indicazioni su dove i genitori che tornano al lavoro potranno lasciare i bambini. Aumenterete il bonus baby sitter?

«Sì, come hanno detto le ministre Catalfo e Bonetti ci saranno incentivi in questo senso. Stiamo raccordandoci su tutto».

Come mai Germania, Francia e Spagna hanno già annunciato cosa faranno dando certezze ai cittadini?

«Per la verità alcune nazioni hanno annunciato che sarebbero tutti tornati a scuola dopo due settimane e poi hanno fatto marcia indietro. Oppure in Francia adesso si torna a scuola ma solo su base volontaria. La Germania ha prorogato i suoi divieti dopo aver detto che li avrebbe tolti. Il governo italiano non ha annunciato nulla per il semplice motivo che lo farà solo, e ripeto solo, quando avrà deciso. Non dimentichiamo che abbiamo avuto 26.644 morti e quasi 200mila contagi. Dobbiamo essere orgogliosi di quanto l’Italia ha fatto e sta facendo».

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