Siamo ancora nella fase uno?
«Sì, siamo nella fase in cui vediamo le prime luci e dobbiamo difendere i risultati raggiunti. Capisco la voglia di uscirne, ma i numeri ci dicono che siamo ancora dentro l`emergenza. Se il presidente Emmanuel Macron prolunga il lockdown all`11 maggio, è perché sa che senza salute non c`è economia».
Le imprese premono e tanti italiani vogliono tornare a una vita «normale».
«Parlare di normalità vuol dire illudere la gente, perché se fai un errore distruggi settimane di sacrifici di tutti. A chi non ha colto l`insegnamento di questi 45 giorni perché annebbiato dal dio denaro, ricordo che l`Italia conta 160 mila casi e 20 mila morti. Chi pensa che il futuro sarà come il passato pre coronavirus, non ha capito in che fase del mondo siamo entrati. Ai fautori dell`aprire a tutti i costi ricordo che la solidarietà è venuta dal volontariato, dai medici e dagli infermieri partiti anche a Pasqua per andare in corsia al Nord, mettendo a rischio la loro salute».
Come cambierà il mondo del lavoro?
«Si baserà sui risultati prodotti e non sulle ore di lavoro. La dimensione economica verrà stravolta dal superamento dei vincoli burocratici, da semplificazioni senza precedenti e dalla riduzione delle imposte».
Intanto le Regioni procedono in ordine sparso. Perché il governo non riesce a mettere ordine nel caos?
«Mettere ordine con 21 sistemi regionali diversi è un obiettivo ambizioso. Quello che puoi ottenere, è che la nave Italia segua la stessa rotta».
Fontana chiude tutto fino al 3 maggio, Zaia riapre le aziende…
«I presidenti che vogliono riaprire se ne assumono la responsabilità, come ho detto a Fugatti che guida la Provincia di Trento e vuole sbloccare alcuni cantieri. Non è meglio aspettare la valutazione sulle classi di rischio di ciascun lavoratore, pronta fra sei o sette giorni? Perché partire prima, rischiando che si accenda un focolaio? Consiglio di seguire le linee della comunità scientifica e le scelte del governo. Zaia avrà fatto le sue valutazioni sulla base dei contagi, ma io penso che se qualche presidente di Regione apre i cantieri senza aspettare le classificazioni di rischio dell`Inali si assume la responsabilità delle forzature».
Gli italiani devono mettere le mascherine o no?
«Le Regioni che le rendono obbligatorie devono darle a tutti e regalarle a chi non può acquistarle».
Non siamo molto indietro con i test?
«Chiedo alla comunità scientifica, senza polemica, di darci certezze inconfutabili e non tre o quattro opzioni per ogni tema. Chi ha già avuto il virus, lo può riprendere? Non c`è risposta. Lo stesso vale per i test sierologici. Pretendiamo chiarezza, altrimenti non c`è scienza. Noi politici ci prendiamo la responsabilità di decidere, ma gli scienziati devono metterci in condizione di farlo. Non possiamo stare fermi finché non arriva il vaccino».