Sull’autonomia differenziata Roberto Calderoli si è mosso come un “elefante nella cristalleria”, dice a “La Stampa” Francesco Boccia, capogruppo del PD al Senato, gia’ ministro per gli Affari regionali e le Autonomie nel secondo governo Conte. Boccia non ha gradito l’attacco ai quattro ‘saggi’, che si sono dimessi dal comitato per l’individuazione dei Lep: “è grave e sgradevole”, tanto piu’ se mosso da chi, fin dall’inizio, si è mosso “con arroganza, rompendo il dialogo con Regioni ed enti locali”.
 
Secondo il senatore le dimissioni di Amato, Gallo, Pajno e Bassanini sono la pietra tombale sulla riforma: “Calderoli deve capire che serve un cambiamento totale della sua impostazione. è stato lui a rompere il tavolo della Conferenza Stato-Regioni e della Conferenza unificata, interrompendo il percorso condiviso che avevamo avviato nel 2020 con il governo Conte 2. Lui ha riportato le lancette indietro di anni, a prima del referendum del 2017, ma non ha capito la questione centrale”.
 
“Non puoi attuare l’articolo 116 della Costituzione sganciato da tutto il resto – continua – lo avevamo avvertito subito. Ha provato a coprire i problemi con i nomi illustri, inventandosi il comitato per i Lep, al quale in buona fede tutti hanno aderito, anche per la figura di garanzia del presidente Sabino Cassese. Poi si sono resi conto che la strada non è praticabile”.
 
Calderoli ritiene abbiano subito pressioni politiche: “Far passare per figure di parte personalita’ istituzionali di questo spessore, che rappresentano un pezzo della storia italiana, è molto grave, oltre che sgradevole e ingeneroso. Semplicemente, a un certo punto, è caduta la maschera su un disegno di legge che noi abbiamo definito ‘spacca Italia’, contro il quale il PD terrà un’iniziativa il 14 e 15 luglio a Napoli. Per dirne una, vogliono cambiare le regole sui servizi essenziali per i cittadini con un Dpcm, valido per anni, quando proprio loro durante la pandemia ci attaccavano per i Dpcm anti Covid che duravano solo 20 giorni”.
 
Anche i presidenti di Regione del PD, da Bonaccini a Giani, secondo il ministro hanno cambiato idea su ordine di Elly Schlein: “Altra falsita’, è ridicolo solo pensarlo. Calderoli prenda atto che quello divisivo è lui. Ai miei tempi, tutti i presidenti di Regione sostennero il progetto dell’autonomia, da Luca Zaia a Michele Emiliano. C’era condivisione anche grazie al lavoro di Stefano Bonaccini. E nella mia commissione, oltre a noti giuristi, sedeva un certo Roberto Maroni, che si rivelò decisivo per agevolare un ragionamento unitario”.
 
“Il punto di fondo – conclude Boccia – è che noi garantivamo un fondo di perequazione: la lotta alle diseguaglianze non la puoi fare senza risorse. Un riforma epocale come questa è impossibile a spesa invariata per lo Stato. è la prova provata di un disegno secessionista, che favorisce chi sta meglio. Mentre, per dare davvero garanzie a tutti, serve un fondo da 80-100 miliardi“.