«Il fai da te rischia di essere una pratica irresponsabile, un delitto al paese, che può vanificare i sacrifici di tutti gli italiani». Di fronte al caos degli annunci, prova a mettere tutti in riga il ministro delle Regioni, Francesco Boccia, che domenica convocherà i governatori nella cabina di regia nazionale: deputata, quella sì, «a dare le linee guida cui uniformarsi. Bisogna fare attenzione, perché con le fughe in avanti si rischia il crollo di un intero territorio, in un contesto che ha poche certezze: una di queste è che il vaccino non c’è».
Si avrà una regia nazionale della fase due? E si potrà riaprire il paese il 4 maggio?
«Quello che succederà dal 4 dipenderà dai dati epidemioligici di questi giorni. Anche a NewYok del resto ha allungato il lockdown fino al 15 maggio e tutto il mondo è paese. Le regioni devono farsi accompagnare condividendo le scelte della cabina di regia nazionale. Non a caso la cabina di regia tra governo, regioni ed enti locali, è il luogo finale dove arrivano le proposte della task force di Colao, i lavori quotidiani del commissario Arcuri con Borrelli, valutazioni della comunità scientifica e le proposte delle parti sociali. La cabina di regia, con governo, regioni e confronto costante con le opposizioni, indica le decisioni da prendere. Dunque ha senso fare le proposte sulla ripartenza solo dentro la cabina di regia dove si decide che decreto sarà emanato».
Ma come fare per evitare il caos tra le regioni?
«Rispettando le regole. La classificazione di rischio delle attività di lavoro la fa Inail e non le regioni. E tutto va incrociato con le valutazioni scientifiche. I confronti tra sindacati e regioni sui territori possono essere spunti per la cabina di regia nazionale».
Con Fontana che vi siete detti?
«Gli ho chiesto di trasmettere i contributi alla cabina di regia, insistendo sul fatto che non ha senso 5 giorni dopo aver fatto ulteriori restrizioni giustificabili rispetto al decreto del governo, annunciare aperture improvvise».
Quando usciranno le linee nazionali sulla fase due?
«Ogni giorno ci lavoriamo, i tempi li darà il premier. È un grande cantiere aperto e non ci dimentichiamo i numeri che vediamo: l’anno scorso sono morte 13 mila persone di polmoniti, siamo passati da 1200 decessi al mese a 600 al giorno. La verità è che fino a quando non avremo un vaccino, dovremmo stravolgere il modello della nostra vitae dovremmo farlo bene. E questa corsa di tutti, rischia di essere un atto d’incoscienza verso storie, vite, nomi e cognomi».
Almeno ci può dire se quando si riaprirà, ci saranno mascherine per tutti?
«Sì e anche con i prezzi regolati. Questa è un’ossessione del governo e del mio partito. Una cosa che va fatta e non si poteva fare prima e bisogna ringraziare gli accordi internazionali fatti fare da Di Maio ad Arcuri. Segnalerei il lavoro fondamentale dietro il pro sce nio fatto da Di Maio e da Guerini, per l’approvvigionamento con le forze armate. E dico che le mascherine chirurgiche ci saranno e costeranno molto meno diuneuro».
Partiranno ovunque i test del sangue per sapere chi si è infettato e chi no?
«Sì, il nodo ora è uno: i test possono essere fatti per ricerca epidemiologica. Ma se nel paese ci ritroviamo gruppi di scienziati su scala regionale che certificano test che non sono stati certificati da Oms; e che dicono se sei negativo al 90%, io non ci sto. Intorno ai test ci sono business miliardari e vorrei chiarezza: o sì o no. Se uno paga 70 euro il test e poi, convinto che sia negativo si ammala e infetta altre persone, di chi è la responsabilità? Questo il governo non lo può consentire».
Il neo presidente di Confindustria Bonomi dice che la politica è smarrita.
«Intanto gli faccio gli auguri di buon lavoro e dico che questo non è il momento delle polemiche: il giudizio su quanto la politica sia stata all’altezza lo darà il tempo che, come noto, è sempre galantuomo».
Secondo lei il governo potrà reggere la immane responsabilità della rinascita del paese?
«Certo, dopo aver messo in sicurezza la vita delle persone, saremo in grado di gettare le basi di un mondo che non sarà più come prima».