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Bisogna fermare Netanyahu: serve un cessate il fuoco immediato

“La situazione” in Medio Oriente “è più che drammatica: bisogna fermare Netanyahu e l’attacco a Rafah per evitare un’ulteriore ecatombe oltre alla strage di civili che è già in corso da troppe settimane a Gaza. Serve un cessate il fuoco immediato, lo chiediamo da mesi. Chiamerò Giorgia Meloni perché è necessario che il governo si attivi“. Così la segretaria dem Elly Schlein, in un’intervista al Corriere della Sera. “Non abbiamo visto fin qui un’iniziativa diplomatica e politica all’altezza della tradizione italiana e occorre che l’Italia invece faccia la sua parte per porre fine a questo massacro di civili e per riprendere un dialogo sulla soluzione politica dei due popoli due stati. La situazione è drammatica. La storia della piccola Hind Rajab è tremenda. È un orrore inimmaginabile di cui la storia ci chiede conto, ma già oggi, non domani”.

“Quello che sta accadendo – continua Schlein – non è accettabile. E’ una violazione costante del diritto internazionale e del diritto umanitario a cui non possiamo assistere in silenzio. Chiamerò Meloni per sollecitarla: se il governo mette in campo un’iniziativa per la pace in Medio Oriente, noi ci siamo. Io ricordo sempre, e lo faccio anche stavolta, che la popolazione di Gaza è composta per quasi la metà da minori senza colpe. E quella che è in corso è un’inaccettabile punizione collettiva”.

Che non ci sia “più tempo da perdere” lo sottolinea il responsabile Esteri nella segretria del Pd, Peppe Provenzano, che si rivolge al governo perché “risponda all’appello della segretaria del Pd per un impegno vero e concreto sul cessate il fuoco chiesto dalle Nazioni Unite”.

Gli fa eco Marwa Mahmoud, respomsabile Partecipazione e Formazione politicadella segreteria nazionale Pd, che invita il governo italiano a mobilitarsi, “recuperando il ruolo diplomatico che ha storicamente giocato l’Italia”.

“È ora – dichiara Mahmoud – che la premier Meloni condanni le dichiarazioni del primo ministro Netanyahu riguardo ai piani per estendere l’offensiva terrestre israeliana a Rafah, nell’estremo sud della Striscia di Gaza, che al momento ospita un milione e cinquecento mila civili palestinesi”. “I raid di Israele – ricorda l’esponente dem – hanno danneggiato o distrutto un edificio su due nella Striscia, il 75% degli abitanti sono sfollati e vivono in tende o altri rifugi di fortuna. Se anche la guerra finisse domani ci vorrebbero decine di miliardi di dollari per la ricostruzione. La situazione nella Striscia, infatti, è sempre più drammatica: i morti a Gaza, a causa dei bombardamenti israeliani, hanno superato le 25mila persone, tra cui 11mila e cinquecento bambini, e le condizioni igieniche-sanitarie nel territorio sono sempre più drammatiche. A causa del sovraffollamento nei campi profughi, continuano a diffondersi malattie infettive e l’accesso all’acqua potabile è limitato. In tutto questo, le strutture ospedaliere non sono sufficienti per aiutare tutti i feriti e gli sfollati: come riportato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità, solo 15 ospedali su 36 sono parzialmente funzionanti e operano fino a tre volte la loro capacità, senza carburante adeguato o forniture mediche”.
“Il governo italiano si mobiliti, – conclude Mahmoud – per evitare che la situazione nel territorio peggiori ulteriormente. È necessario e urgente far sì che ci sia il prima possibile un cessate il fuoco. In questo modo si potrà permettere l’accesso alle risorse umanitarie necessarie alle popolazione nella Striscia di Gaza e si potrà cercare di limitare la crisi umanitaria che si sta già verificando”.

In vista della discussione sulle mozioni sul conflitto in Medio Oriente, calendarizzata per martedì sera, i parlamentari Chiara Braga, capogruppo Pd alla Camera, e Arturo Scotto, lanciano l’appello a sostenere la mozione del Pd, “se il governo è per due popoli e due Stati sostenga la nostra mozione”. L’invito ad accogliere “l’appello di Schlein”, arriva anche dal capogruppo del Pd al Senato Boccia, “serve una azione diplomatica del nostro Paese, magari insieme agli altri paesi europei”.

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