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BCE, Sereni: “Il Quantitative easing favorisce la crescita, il resto tocca alle riforme”

La vice presidente della Camera: importante che si avvii proprio oggi la discussione sul riordino delle Banche Popolari.

“È significativo che proprio oggi, mentre tutto è pronto per il lancio del Quantitative easing deciso nei mesi scorsi da Mario Draghi, alla Camera si avvii la discussione generale sul decreto di riordino delle Banche Popolari. Perché questo collegamento? Non solo perché parliamo di banche. In questi lunghi anni di crisi l’istituzione europea che ha contribuito più e meglio a tirar fuori dalla recessione l’Eurozona si è dimostrata senza dubbio la BCE. Rafforzando il suo ruolo e scegliendo mosse coraggiose per salvare la moneta unica e sostenere le potenzialità di investimento e crescita degli Stati membri. Certo è stato necessario di volta in volta trovare compromessi e punti di equilibrio tra posizioni anche molto distanti. Ma tant’è, oggi si cominciano a veder chiaramente i frutti di questa politica e l’Italia è pronta a beneficiarne proprio perché in questi anni duri, e in particolare in questi ultimi dodici mesi, si sono avviate delle riforme serie”.

Così la vice presidente della Camera, Marina Sereni.

“Se Draghi ha potuto battere le resistenze dei Paesi più forti è anche perché l’Italia e altri Stati membri hanno mantenuto gli impegni presi, non soltanto tenendo sotto controllo i conti pubblici ma anche cercando di aggredire i punti di debolezza del nostro sistema – continua – . È dentro questa cornice che dobbiamo esaminare il provvedimento che oggi parte alla Camera: una trasformazione delle grandi Banche Popolari che non intende affatto liquidare un patrimonio ideale ed economico quale è quello dell’esperienza cooperativa, quanto piuttosto una presa d’atto della necessità di distinguere Banche che di popolare hanno mantenuto solo la denominazione da quel tessuto di piccole realtà – popolari e di credito cooperativo – che hanno mantenuto un rapporto con il territorio e finalità chiaramente solidaristiche. E, anche per queste, la possibilità di aprire una fase nuova di autoriforma che le rafforzi e le renda capaci di vivere nella dimensione europea senza perdere identità e funzione”.

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