La ripresa dell’economia dell’Eurozona dovrebbe continuare anche se a un ritmo debole, con il rallentamento dei Paesi emergenti che pesa sull’export. Lo scrive la Bce nel bollettino economico, secondo cui la politica monetaria sta invece aiutando la domanda interna. Francoforte stima che la crescita dell’Eurozona segnerà un +1,4% del Pil nel 2015, poi +1,7% nel 2016 e +1,8% nel 2017. La Bce invita l’Italia e tutti i Paesi della moneta unica con elevati debiti pubblici ad utilizzare le risorse derivanti dai tassi di interesse più bassi del previsto per ridurre il debito stesso, e non per aumentare la spesa.
Nel suo ultimo bollettino economico, l’istituzione ricorda che Italia e Belgio – con il benestare della Commissione Ue che ha riconosciuto la presenza di “fattori rilevanti” come le riforme e la debolezza economica – hanno effettuato correzioni del deficit ben più basse di quelle previste dalla nuova regola sul debito. Un monito è arrivato anche alla Germania, che è stata esortata a incrementare ulteriormente gli investimenti pubblici in infrastrutture, istruzione e ricerca, mentre i paesi bassi sono incoraggiati a dirottare maggiori risorse verso ricerca e sviluppo.
Rispetto all’esercizio di giugno, le prospettive per l’incremento del Pil sono state riviste al ribasso, principalmente per effetto della minore domanda esterna riconducibile alla più debole espansione nei mercati emergenti. “Secondo la valutazione del consiglio direttivo – si legge nel rapporto – i rischi per le prospettive dell’attività economica restano orientati verso il basso, di riflesso soprattutto alla maggiore incertezza legata al contesto esterno. In particolare, gli attuali andamenti nelle economie emergenti potrebbero ripercuotersi ancora negativamente sulla crescita mondiale attraverso gli effetti sul commercio e sul clima di fiducia”. Anche per questo, la Bce ribadisce la sua determinazione e la sua capacità ad agire con un possibile rafforzamento dei suoi stimoli all’economia, se dovesse rendersi necessario per centrare l’obiettivo di riportare l’inflazione a livelli più accettabili.