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Baretta: «I vincoli europei sono superati»

«I parametri di Maastricht sono la prima illustre vittima del Coronavirus». Il decreto Cura Italia è appena nato e già si guarda oltre. All’intervento di aprile che, sostiene il sottosegretario all’Economia Pierpaolo Baretta, dovrà essere sostanzialmente finanziato dall’Europa. «In queste settimane siamo passati da 3.5 miliardi a 7.5 miliardi e poi siamo arrivati saggiamente a 25 miliardi per arginare l’emergenza. Pensavamo di tenere risorse, invece le abbiamo usate tutte. Ora dobbiamo ragionare in chiave europea».

 

Qual è la priorità?

«Prima di tutto, l’Europa deve mettersi in testa che certi vincoli di bilancio non stanno più in piedi, le regole del patto di stabilità sono inadeguate».
 

Fine di Maastricht, insomma.

«È la prima illustre vittima del Coronavirus. Però non basta avere più flessibilità: l’Europa non si deve limitare a coprire ciò che fanno i singoli paesi, deve anche varare un ‘suo’ piano, che garantisca, tra l’altro, la libera circolazione dei prodotti sanitari senza accaparramenti o blocchi come è successo in queste settimane».

 

In concreto, cosa dovrebbe fare la Bce?

«Si è parlato molto degli eurobond: ecco, come si dice, se non ora, quando? E poi ci aspettiamo dalla Bce anche qualcosa che assomigli al “quantitative easing” messo in campo negli anni scorsi. Insomma, deve immettere liquidità».
 

Mettiamo che tutto vada come auspicate: anche nel provvedimento di aprile le risorse saranno investite per le necessità più urgenti?

«Certamente, una parte notevole dello stanziamento andrà sempre per la sanità. Per il resto dipenderà dalle dimensioni dell’emergenza. Se la situazione sarà migliorata, potremo iniziare a occuparci di ricostruzione».

 

Ma quanti soldi serviranno?

«Sarebbe un errore fare una previsione. Di sicuro, il governo vuole farà tutto il necessario per rispondere alle esigenze del Paese».

 

Il ministro Gualtieri ha detto che già state lavorando al decreto. Come? Quale interventi avete in mente?

«Come secondo paese manifatturiero d’Europa dobbiamo concentrarci sull’industria, ma bisogna tener conto del fatto che il settore più gravemente colpito è quello del turismo, del resto costituisce una parte importante del Pil».
 

Ci sarà spazio per un piano massiccio di investimenti pubblici?

«Non mi spingerei tanto avanti in questo momento. Il miglior modo di difendere l’Economia è sconfiggere la malattia».

 

A volte da crisi catastrofiche come quella che viviamo può nascere qualche opportunità.

«La globalizzazione ci ha portato a pensare che ci potesse essere una crescita infinita. Ora un agente esterno ci costringere a riflettere anche sul modello economico. Penso che un nuovo modello di sobrietà possa rivelarsi utile e necessario».

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