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Baretta: “Lo Stato entri nel capitale delle banche ma soltanto in minoranza”

«Lo Stato è disponibile a intervenire nel capitale delle due banche venete auspicabilmente in minoranza, ma solo se ci sarà una richiesta precisa. Bisogna però evitare l’idea che l’intervento pubblico possa risolvere tutti i problemi: gli investitori non possono rimanere alla finestra e rinunciare a intervenire nelle operazioni che si stanno attuando e che si faranno in futuro. Il disimpegno dei privati sarebbe una sconfitta dell’economia e dell’imprenditoria veneta, un rilancio di fiducia sarebbe fondamentale». Pier Paolo Baretta, sottosegretario all’economia anche nel governo Gentiloni, fa il punto della crisi del credito e del decreto sulle banche da domani all’approvazione in Senato.
 
Sottosegretario, come vi muoverete negli aumenti di capitale delle venete?
 
«Lo Stato è pronto a intervenire, abbiamo già dato la prima dimostrazione dando le garanzie sui titoli che le banche hanno chiesto: l’intervento diretto attraverso la ripatrimonializzazione ha bisogno di alcuni punti fermi: esplicita richiesta da parte delle banche con la quantificazione delle necessità, un piano industriale di rilancio e il livello dell’intervento del mercato».
 
Lo Stato entrerà in maggioranza?
 
«È auspicabile che lo Stato non sia in maggioranza».
 
Che novità dal decreto salva banche che state per convertire in legge?
 
«Intanto una premessa: abbiamo messo a disposizione 20 miliardi per salvare le banche e non per salvare i banchieri. Abbiamo migliorato sia le condizioni per i risparmiatori di Mps che per quelli delle 4 banche del Centro Italia, ampliata la platea per chi vi può accedere. In più nei prossimi giorni sarà varato anche l’arbitrato per i risparmiatori delle banche salvate. Si è messo in moto un processo di larga scala che ha al centro la tutela del risparmio».
 
Qualcosa può essere fatto anche per i soci delle venete?
 
«Noi abbiamo insistito molto perché le venete si muovessero con proposte di transazione. Non entro nel merito della consistenza del rimborso, che è frutto anche di una trattativa. Ma se ci sarà una ripresa di fiducia questo metterà tutti nelle condizioni migliori anche per il futuro e non solo per chiudere col passato».
 
Per vincolare i manager alla sobrietà che avete fatto?
 
«Introdotto dei tetti alle remunerazioni dei manager, utilizzando le regole europee: non possano avere più di 15 volte il salario medio del Paese dove operano, circa 500mila euro all’anno. Che è una cifra importante ma molto meno di quanto prendono oggi. La seconda misura è che se le banche sono sotto il controllo pubblico saranno sospesi bonus e premi. Ogni 4 mesi consegneremo al Parlamento una relazione sui profili di rischio di ogni istituto che consentirà di capire l’andamento della banca sia della solvibilità per il risparmiatore».
 
E sul problema sofferenze?
 
«Le banche hanno accumulato un monte pesante di crediti insoluti, oltre 80 miliardi netti: sono cifre imponenti che rischiano di mettere in ginocchio alcuni pezzi importanti della nostra economia. Rientrare da queste sofferenze è decisivo e lo stiamo agevolando, ma questo va fatto in relazione alle azioni di trasparenza e sobrietà fatte dalle banche».

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