“In tutti i negoziati la parte quantitativa può essere modificata, è oggetto di tira e molla. Ma di fatto l’impianto dal quale si è era partiti è confermato e questo è molto importante anche sul piano simbolico. Resta un forte componente a fondo perduto come era stato voluto all’inizio dalla Commissione. E’ stata una trattativa difficile ma questo ce lo potevamo aspettare: alla fine i paesi frugali , con tutta l’opposizione che hanno fatto e le concessioni che hanno ottenuto, devono prendere atto che non c’è alternativa a un nuovo modello di Europa. Quindi ora occorre insistere per arrivare ad una struttura politica diversa, basata più sulla Commissione, sul livello comunitario, e meno veti degli Stati membri. E’ un processo ormai ineludibile”. Lo afferma il sottosegretario al Mef, Paolo Baretta, in un’intervista a Il Messaggero.
Il Governo italiano può cantare vittoria?
“Diciamo che è stata premiata la scelta fatta in questi mesi, quella di andare al tavolo con determinazione e senza margini di ambiguità, portando gli interlocutori la posizione che veniva annunciata pubblicamente. C’è stata anche una buona capacità di leadership nel fare squadra con altri Paesi come la Spagna e la Francia. Si è rivelato utile il lavoro paziente di Conte che ha fatto il giro delle capitali per spiegare la posizione italiana”, sottolinea Baretta.
Mes
Quanto al possibile ricorso al Mes, “a questo punto mi sembra venga percepito come un’opportunità da sfruttare”, “si è capito che si tratta di uno strumento dentro a un pacchetto complessivo, con i contributi a fondo perduto, i finanziamenti del fondo Sure per il lavoro. Non è più l’Italia che deve chiedere aiuto a tutti gli altri”, dice Baretta.