spot_img
spot_img
HomeArchivioBalcani, rotta verso l'Europa

Balcani, rotta verso l’Europa

La storia dell’Europa moderna ha una ferita aperta chiamata Srebrenica. Nella Jugoslavia degli anni ’90 disgregata da una guerra sanguinosa e fratricida, l’eccidio avvenuto nella città bosniaca rappresenta una delle pagine più oscure. Più di ottomila vittime hanno avuto, in parte, giustizia con la condanna a 40 anni di carcere che il Tribunale internazionale dell’Aja ha inflitto a Radovan Karadzic, riconosciuto colpevole di crimini contro l’umanità e crimini di guerra. L’ex leader dei serbi di Bosnia, inoltre, è stato ritenuto responsabile, nella sentenza dello scorso 24 marzo, dell’assedio di Sarajevo durato tre anni e mezzo, nel quale morirono circa 10 mila persone.

 

I Balcani sono stati il perno della storia moderna del Vecchio Continente, travolti da uno scontro armato terribile alle porte di casa nostra, le cui conseguenze sono ancora visibili venti anni dopo, con una Regione divisa e fragile.

 

Per molti la dissoluzione dell’ordine balcanico era l’ultimo tassello della fine della guerra fredda. Ma numerosi elementi del conflitto – dalla cancellazione dei confini con la follia etnica e religiosa come motore di massacri, pulizia etnica e sopraffazione delle minoranze – hanno aperto un nuovo capitolo sugli sviluppi del nuovo disordine mondiale.

 

Gli accordi di Dayton sono lontani nel tempo, e la caduta dei nazionalismi balcanici ha segnato non solo la fine del cosiddetto “secolo breve” ma ha presentato ingredienti di conflitti contemporanei.

 

Gli Stati dei Balcani Occidentali, nati dalla frantumazione della vecchia statualità del Novecento, sono tuttora la sfida decisiva per chi sogna un’Europa allargata ed inclusiva. L’apertura alla Slovenia e alla Croazia è stato solo un primo passo verso i processi di adesione dei Paesi dell’Europa del sud-est. Un processo lento nel tempo, perso nelle convulsioni della crisi economica europea e nello scetticismo di varie cancellerie continentali. Per molti Stati pronti a negoziare con la Ue questo ha rappresentato un limbo temporale senza fine, con opinioni pubbliche fortemente euro entusiaste pronte a riconsiderare un sogno apparso via via come irrealizzabile.

 

Ma mentre questa stagnazione burocratica procedeva, negli ultimi mesi la crisi dei migranti e l’esplosione della rotta balcanica dall’agosto del 2015 ha messo di nuovo l’Unione dei 28 dinanzi alle proprie responsabilità. La Regione balcanica è diventata, ad oggi, la nuova frontiera dell’Europa per i migranti che scappano dalla Siria e dal Medio Oriente. Sono oltre 14 mila, per esempio, donne, uomini e bambini ammassati al confine tra Albania e Macedonia. Numeri che si stanno riducendo dopo l’accordo tra Ue e Turchia, ma che rendono l’idea delle enormi difficoltà che vivono gli “Stati confine”. Macedonia, Serbia o Albania sono la frontiera di un’Unione che si attiva per le crisi, ma non li considera pienamente come attori della propria cooperazione, lasciandoli schiacciati dalla emergenza greca a sud, e dai muri innalzati dai vicini Governi europei.

 

Non basteranno, come ovvio, aiuti tampone o peggio ancora del filo spinato, ma occorrono scelte senza remore che rafforzino la visione strategica di una nuova stagione di allargamento della Ue. Facile aver timore di questa prospettiva visto il pantano burocratico di alcune decisioni prese a 28 Paesi, ma l’orizzonte non può essere soppresso dai timori, perché i rivolgimenti della storia ci dimostrano quanto i Balcani siano necessari per i nostri destini continentali.

 

Qualsiasi dibattito si svilupperà tra i 28, i processi di connessione infrastrutturale, energetica e di nuova cooperazione economica stanno muovendo nei Balcani Occidentali passi importanti. Se ne discuterà a luglio a Parigi e poi nel 2017 in Italia nel formato di cooperazione – Processo di Berlino – che lega sei Paesi del sud-est europeo insieme a paesi Ue, come l’Italia, che accompagna uno sforzo alla stabilità e la modernizzazione della Regione.

 

Una scelta strategica per noi, primi per scambi commerciali in Albania e Serbia, proiettati naturalmente verso il sud-est Europa e le sue interconnessioni. Una prospettiva che potrebbe fare dei Balcani Occidentali uno degli snodi fondamentali per ridisegnare non solo i confini geografici del nostro Continente.

 

Enzo Amendola

Sottosegretario agli Affari Esteri

 

Ultimi articoli

Correlati

Primarie PD: i risultati definitivi

La Commissione nazionale per il Congresso rende noti i dati definitivi sull'affluenza alle Primarie del 26 febbraio e...

PD, oggi alle 15 il passaggio di consegne Letta-Schlein

Si svolgerà oggi alle 15 nella sede del PD di Via Sant’Andrea delle Fratte 16 il passaggio di...

Buon lavoro Elly Schlein

“Il popolo democratico è vivo, c'è ed è pronto a rialzarsi con una linea chiara. Ce l'abbiamo fatta,...

Roggiani, affluenza attorno al milione di votanti

​​​​​"Mancano ancora i dati di alcune regioni e di alcune città, ma possiamo dire che l'affluenza si aggirerà...

Vota per un nuovo Partito Democratico

Domenica 26 febbraio si vota per la nuova segretaria o il nuovo segretario del PD. I seggi saranno aperti...
spot_img