“L’autonomia differenziata è probabilmente la peggiore legge di questa legislatura ed era nei fatti già stata demolita dalla Corte per vari motivi: dal tema del trasferimento delle funzioni alla definizione dei Lep, fino alla centralità del Parlamento, sono tanti i pasticci di una destra che a parole si è autoproclamata patriota, ma che nei fatti ha aumentato divari e disuguaglianze, definito che le opportunità dipendano dal luogo in cui nasci, legittimato l’idea che in Italia debbano esistere cittadini di serie A e di serie B. Il PD continuerà a battersi in Parlamento valorizzando gli argomenti e la straordinaria mobilitazione di questi mesi grazie alla quale sono state raccolte centinaia di migliaia di firme in pochissimo tempo. Calderoli ed i presidenti di Regione del nord che hanno sottoscritto le intese si arrendano, la loro secessione mascherata non si realizzerà mai”. Così in una nota Marco Sarracino, responsabile Mezzogiorno nella segreteria del Partito Democratico, commenta la decisione della Consulta, che ha dichiarato inammissibileil referendum abrogativo della legge sull’autonomia differenziatadelle Regioni. Secondo la Consulta “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari” e questo “pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore”.
Nei prossimi giorni verranno depositate le motivazioni complete, intanto la Consulta fa sapere che il quesito sull’autonomia è stato respinto perché “verrebbe ad avere una portata che altera la funzione del referendum, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’articolo 116, terzo comma, della Costituzione; il che non può essere oggetto di referendum abrogativo,ma solo eventualmente di una revisione costituzionale”. Soltanto qualche settimana fa, la Corte Costituzionale era intervenuta sulla necessità di correggere sette profili della cosiddetta legge Calderoli per renderli coerenti col dettato costituzionale: dai Livelli essenziali di prestazione (Lep) alle aliquote sui tributi.