Autonomia differenziata, Guerra (Pd): nessun controllo parlamentare su sostenibilità finanza pubblica ed equità territoriale.
“In base al ddl sull’autonomia differenziata, il Parlamento non potrà esprimersi sui profili di copertura delle spese devolute, né al momento del trasferimento delle funzioni nè nella successiva fase di monitoraggio. Non potrà neppure valutare l’adeguatezza del finanziamento per i Livelli essenziali delle prestazioni, nel caso in cui vengano definiti, come esplicitamente permesso dal ddl Calderoli, con Dpcm. Aggiungiamo che non potrà valutare neanche la sostenibilità della finanza pubblica nel suo complesso a seguito della devoluzione delle funzioni, o l’equità della distribuzione delle risorse fra territori. La singola Regione si metterà d’accordo con il Governo su quante risorse (umane, finanziarie e strumentali) trasferire, e la loro decisione verrà accolta con un Dpcm. Si porterà via così un pezzo di risorse dell’intera nazione senza alcun controllo parlamentare. Il Governo ha ammesso il problema, nelle sue risposte scritte alle domande del Pd in commissione Bilancio, e si è detto disposto ad accettare un ordine del giorno sul tema. Un ordine del giorno non è un atto vincolante, e sicuramente non impegna i futuri governi. Ma soprattutto: perché per un problema così serio si pensa a un inutile ordine del giorno e non a una modifica del testo del disegno di legge che, non essendo un decreto legge, non ha tempi di decadenza?”. Lo scrive Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale Pd.
Roma, 29 maggio 2024
“In base al ddl sull’autonomia differenziata, il Parlamento non potrà esprimersi sui profili di copertura delle spese devolute, né al momento del trasferimento delle funzioni nè nella successiva fase di monitoraggio. Non potrà neppure valutare l’adeguatezza del finanziamento per i Livelli essenziali delle prestazioni, nel caso in cui vengano definiti, come esplicitamente permesso dal ddl Calderoli, con Dpcm. Aggiungiamo che non potrà valutare neanche la sostenibilità della finanza pubblica nel suo complesso a seguito della devoluzione delle funzioni, o l’equità della distribuzione delle risorse fra territori. La singola Regione si metterà d’accordo con il Governo su quante risorse (umane, finanziarie e strumentali) trasferire, e la loro decisione verrà accolta con un Dpcm. Si porterà via così un pezzo di risorse dell’intera nazione senza alcun controllo parlamentare. Il Governo ha ammesso il problema, nelle sue risposte scritte alle domande del Pd in commissione Bilancio, e si è detto disposto ad accettare un ordine del giorno sul tema. Un ordine del giorno non è un atto vincolante, e sicuramente non impegna i futuri governi. Ma soprattutto: perché per un problema così serio si pensa a un inutile ordine del giorno e non a una modifica del testo del disegno di legge che, non essendo un decreto legge, non ha tempi di decadenza?”. Lo scrive Maria Cecilia Guerra, responsabile Lavoro nella segreteria nazionale Pd.
Roma, 29 maggio 2024