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Aurora, tredici anni, vittima della violenza maschile: un monito che non possiamo più ignorare

Di fronte alla tragedia di una giovane vita spezzata, la Comunità tutta si stringe al dolore della famiglia per la perdita di Aurora. I dettagli sono oggetto di indagine, ma la dinamica sembra chiara e per ciò stessa agghiacciante. Un femminicidio che lascia sgomenti e che, oltre all’orrore, porta con sé domande profonde su una società che, ancora oggi, fallisce nel proteggere le donne, anche le più giovani, dai pericoli della violenza maschile.

Di fronte alla serialità di comportamenti oppressivi che attraversano popoli e generazioni, come Donne Democratiche sentiamo la necessità di sottolineare alcuni aspetti cruciali che, nel dibattito pubblico, non possono essere trascurati. Quando la possessività viene confusa per affetto e il “no” di una donna diventa un affronto intollerabile, abbiamo il dovere di riconoscere che la violenza è profondamente inscritta nella nostra società, in un sistema che legittima atteggiamenti di dominio e possesso.

Le giovani generazioni, come dimostra il caso di Aurora, sono immerse in un mondo che non è stato in grado di liberarli da questi retaggi: ancora oggi si può giungere al punto di sopprimere una vita per un rifiuto. È chiaro, quindi, che un lavoro di educazione e sensibilizzazione non è solo necessario, ma urgente. L’urgenza di un sistema educativo e sociale che metta al centro il rispetto e il riconoscimento delle individualità e dell’autodeterminazione femminile non è più procrastinabile. Urgenza aggravata da tagli sostanziali ai Comuni che indeboliscono l’adeguatezza dei servizi sociali, indebolendo ancora di più la protezione delle nostre giovani.

Le scuole, le famiglie e le comunità sono i primi luoghi in cui i giovani devono essere educati a una cultura del rispetto e della parità. Tuttavia, questa educazione non può basarsi solo su iniziative occasionali, ma deve essere sistemica, radicata, strutturata. Occorre un’educazione alla relazione sana e al rispetto dell’altro e, per questo, è indispensabile che le istituzioni supportino tali programmi con risorse concrete. Ogni ragazzo e ragazza dovrebbe essere messo nelle condizioni di comprendere i limiti, il consenso, e il valore del rispetto reciproco. Insegnare a riconoscere e condannare atteggiamenti possessivi e violenti deve essere una priorità per una società che ambisce a essere civile e giusta.

L’attuale Governo sta riducendo i fondi destinati ai servizi sociali, impoverendo così i presidi di tutela, prevenzione e assistenza psicologica. I servizi sociali hanno un ruolo fondamentale nel prevenire tragedie come questa, perché sono spesso l’unico canale di intervento per famiglie in difficoltà, per giovani che mostrano segnali di disagio, per prevenire la violenza prima che diventi cronaca nera.

La nostra richiesta come Donne Democratiche è chiara: i tagli ai servizi sociali non sono solo numeri, sono vite lasciate senza protezione, sono famiglie che non ricevono l’aiuto di cui avrebbero bisogno. Ogni euro sottratto a questi servizi è un euro sottratto alla sicurezza delle nostre figlie e figli.

La violenza di genere è un problema strutturale che ha radici profonde e che richiede una risposta collettiva e determinata. Chiediamo al Governo di invertire questa politica di tagli e di destinare maggiori risorse all’educazione e ai servizi sociali, affinché ogni ragazza e ragazzo possa crescere in un ambiente sicuro, in una società che riconosce e condanna la violenza. La morte di Aurora deve scuotere le coscienze di tutti, dalle istituzioni ai singoli cittadini, affinché si riconosca che una cultura del rispetto e dell’uguaglianza non è solo un diritto, ma un dovere che abbiamo nei confronti delle generazioni future. Per Aurora e per tutte.

Roberta Mori Portavoce Nazionale Conferenza Donne Democratiche

Nadia Maffini Portavoce Piacenza Conferenza Donne Democratiche

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