“Cara Europa,
io sono una di quelli che ostinatamente pensano che, nel rivolgersi a te, il mittente e il destinatario coincidano. Dovrebbero, almeno.
Sarebbe più comodo arrabbiarsi, inveire. E invece alla tua lettera voglio provare a rispondere.
Vedi, Europa, ieri la mia terra ha tremato forte, di nuovo. Succede così da quando sono piccola. Noi il terremoto ce lo portiamo dentro e ogni volta che viene si porta via un pezzo. Una chiesa, una casa, un museo… Ogni volta la mia terra si sveglia più povera e più spaventata. A volte, poi, ci siamo svegliati disperati perché quel tuono terribile si era portato via non solo le nostre cose, ma anche le persone care, inghiottendole senza ragione. E tu ci hai espresso solidarietà e vicinanza, ogni volta. Con le tue lettere, i tuoi discorsi. E anche i tuoi soldi (i nostri, via) per ricostruire quello che era venuto giù.
Ecco, cara Europa, oggi nel mio paese c’è un governo (e non importa chi lo guida e di che “colore” è) che finalmente ha deciso che è meglio prevenire piuttosto che dover ricostruire tirando via le macerie e pregando che nessuno ci sia rimasto sotto. Oh ci è voluto del tempo per capirlo: i miei genitori, la mia nonna, tutti in casa mia hanno sempre vissuto con la paura che il “mostro” prima o poi tornasse e spazzasse via tutto.
Mettere finalmente in sicurezza le nostre scuole, le case, gli ospedali, gli edifici pubblici, per noi non è una “spesa improduttiva”, per noi significa far pace col fatto di vivere sopra una terra che trema. E magari poter vivere sereni davvero.
Ora, Europa, se tu non capisci quanto è terribile convivere con la paura che il terremoto tornerà – perché tanto torna – e potrà cambiare tutto per sempre, allora deve aver ragione chi dice che non ci somigli per niente. Che non mi somigli per niente. Non somigli ai miei amici, ai miei genitori, a mia nonna. Non somigli ai loro occhi e alle loro preghiere e imprecazioni di stanotte. Non somigli ai nostri bisogni né ai nostri sogni, Europa
Eppure noi siamo e ci sentiamo cittadini europei. Noi ti abbiamo costruito e difeso, ciascuno per la propria parte, con sacrificio e impegno.
E ci aspettiamo da te, oggi, che tu non sia solo la guardiana del nostro portafogli. Dimostraci che sei ancora umana. Quella lettera in cui dici che il piano nazionale di salvaguardia antisismica non è un’emergenza, riprenditela indietro. Si tratta della nostra vita e quindi pure della tua”. Lo scrive su Facebook Anna Ascani, deputata del Partito Democratico.