A vent’anni è la più giovane componente della direzione Pd, come lo era quattordicenne del comitato per Matteo Renzi premier. Ma guai a chiamarla mascotte: Arianna Furi, romana, primo anno di legge alla Sapienza, è una dei 19 Millennials che il segretario dimissionario ha voluto nel “parlamentino” del Pd. Il renzismo è il suo brodo di cultura politica: esordio con le primarie del 2012; a 15 anni tessera dei Giovani Democratici, un anno dopo quella del partito.
Al Nazareno si ricomincia con le polemiche?
«Abbiamo deciso con toni tranquilli la linea e il ruolo del Pd dopo il 4 marzo. Ma le direzioni servono per discutere, non mi sconvolgono. Ed ero sicura che l’alleanza con M5S non sarebbe passata. Non abbiamo niente da dirci».
Perché no a un patto di governo?
«Sarebbe una presa in giro degli elettori. E poi ci sono i programmi: mi sono scervellata per trovare uno dei nostri cento punti in comune con i grillini, ma non c’è. La linea è quella dell’opposizione: non aventiniana ma intelligente».
È la linea maggioritaria nella base Dem?
«Di sicuro lo è nella mia generazione. I ragazzi sono più contrari di chi milita da tanto tempo. Non è una ripicca, anche se ci hanno vomitato odio contro: è un fatto di coerenza, di mantenere la faccia. Del resto, i miei coetanei che sostengono M5S sono anche loro contrari».
Il discorso di Martina ti ha convinto?
«Sono laica. È il segretario reggente, scontato che lo resti fino all’assemblea. È stato giusto parlare non degli altri ma di noi, del perché abbiamo perso le elezioni. Io non do la colpa agli elettori».
Perché avete perso, allora?
«Noto l’atteggiamento distaccato dei miei coetanei nei confronti della politica, forse perché la vedono nei talkshow anziché dal vivo. A volte manca la curiosità. Dobbiamo andare noi da loro, sui territori. Abbiamo lanciato una campagna per ascoltare le persone: Millennials on the road. E la gente non ci schifa: si ferma».
L’intervento più interessante in direzione?
«Mi è piaciuta molto Teresa Bellanova, che ha sottolineato tutte le differenze tra noi e i grillini. Ai giovani non offriamo assistenzialismo ma lavoro».
Il prossimo segretario sarà eletto dall’assemblea degli iscritti. Per voi che siete cresciuti con le primarie non è un passo indietro?
«Credo nel mio partito: se prende una decisione ha ragioni serie, non vedo una mancanza di democrazia».
Jobs Act e Buona Scuola: tra i Millennials sono apprezzati?
«Sono provvedimenti che condivido, pur mantenendo un occhio critico. Al mio liceo, il Visconti, abbiamo fatto molte assemblee. Dico: partiamo dalle cose buone e cerchiamo di migliorarle. L’alternanza scuola-lavoro è ottima, solo che noi facciamo le guide nei musei, in periferia fanno le fotocopie. Bisogna gestirla in modo unitario e dare pari opportunità a tutti».