«La Rai ha spostato il programma di Fabio Fazio dalla terza rete a quella ammiraglia mettendo come unica novità per i telespettatori un acquario. Non penso che gli italiani abboccano per un pesce»: il deputato del Pd Michele Anzaldi, segretario della Commissione di Vigilanza Rai, chiede chiarezza su «Che fuori tempo che fa» che, schierato contro i vegani ha scatenato polemiche di fuoco. «L’ atteggiamento dichiara Anzaldi si è rivelato un clamoroso autogol, bocciato dagli stessi telespettatori con il cambio di canale: Rail, pur partendo dal record di ascolti della Nazionale di calcio che era andata oltre il 30% di share, è precipitata al 9% con Fazio e Crozza, arrivando addirittura ad essere superata da Italia 1». «Fazio costa tanto spiega Anzaldi e non funziona, la sua presenza in Rai va rimodulata».
Onorevole Michele Anzaldi, che succede alla Rai con Fazio e Crozza?
«Fabio Fazio è stato criticato dalle associazioni dei vegani per l’uso di un acquario nel suo studio tv, e quale è stata la risposta della Rai? I vegani, con un crescendo di arroganza, sono stati insultati, ridicolizzati e umiliati dal conduttore e dalla sua spalla comica Maurizio Crozza».
Un atteggiamento grave?
«Secondo una stima Eurispes in Italia i vegani e vegetariani sono circa 1,8 milioni: cittadini che hanno liberamente scelto un certo stile di vita e di alimentazione. Con i simpatizzanti sono molti di più e pagano il canone. È accettabile che la Rai ridicolizzi quasi due milioni di persone che hanno fatto una scelta di vita basata su un principio etico?»
Ma il problema non è solo questo.
«Il problema è più ampio. Farò un’integrazione al mio esposto alla Corte dei Conti. Il programma di Fazio, compresa la Siae, costa milioni di euro. Mi domando perché è stato acquistato il format di un programma vecchio 14 anni, che è una semplice intervista a due o a tre. Poi c’è l’acquario. Acquario, il programma di Costanzo, è vecchio, è una cosa che la Rai ha da 40 anni e che ha rimandato in onda anche con Techetè nel 2013. E lui stesso lo ha ammesso che è un omaggio all’inventore. Allora, 14 o 40 anni, tutto questo gli italiani lo pagano 704mila euro a stagione».
E allora?
«Io in qualità di segretario della Commissione Vigilanza Rai chiedo chiarezza e la devo chiedere, e non ottengo risposta, vengo criticato e preso in giro. Io debbo vigilare che i soldi del canone vengano spesi bene, questo è un mio preciso dovere».
Il Tempo, su questo argomento, la chiama e le chiede cosa accade.
«Il Tempo è uno dei pochi giornali liberi».
Cosa dovrebbe fare ora la Rai, visti gli ascolti?
«Soprattutto trasparenza, sul format, poi chiarire se il dirigente che ha dato a Fazio 704mila euro sapeva della trasmissione di Costanzo di 40 anni fa. Fare luce sul ruolo di Maurizio Crozza, di cui ancora restano oscuri gli accordi contrattuali visto che è un volto della concorrenza. E poi chiarire se questo programma, su Rail, ha finito il suo carburante».
Perché Fazio non funziona?
«Un crollo di ascolti così importante è un record negativo, ma anche un record di ambizione e supponenza. In prima serata di domenica sera è stata messa una cosa mai vista. Sappiamo tutti cosa gradiscono gli italiani in prima serata: da Canzonissima a Ulisse. Con Fazio si è voluto portare da Rai3 a Rai1 una trasmissione, per la quale era in dubbio perfino il rinnovo del contratto, senza alcun cambiamento».