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Anzaldi: su Cambridge Analytica e sulle Fake news serve una commissione d’inchiesta

Quando si cita il Grande Fratello, la pervasiva e inafferrabile entità che spia le vite dei cittadini nel romanzo “1984” di Orwell, si pensa a qualcosa di lontano. A una fantasia che può esistere solo nella mente di uno scrittore o al cinema. Non c’è niente di più sbagliato. L’impressione è che il Grande Fratello sia tra noi, ma con un nome diverso: social network.

 

L’impressione è che il Grande Fratello sia tra noi, ma con un nome diverso: social network

 

Le inchieste del New York Times e dell’Observer sulla società Cambridge Analytica hanno squarciato il velo su una realtà, quella dei social network, di cui non si sono colti gli aspetti più problematici e pericolosi. Sia per la vita degli individui che per il funzionamento delle democrazie di tutto il mondo.

 

La vicenda di Cambridge Analytica, l’agenzia di marketing politico inglese, ha fatto venire a galla tutto quello che finora gli utenti di Facebook e degli altri social network hanno ignorato. La questione può essere riassunta da due parole: psicometria e profilazione.

 

Questi due termini sono i cardini delle nuove frontiere del marketing, quello che si basa sui Big Data e si applica attraverso i social network. Il cuore della questione sta tutto nelle differenze rispetto alla pubblicità tradizionale. Mentre un cartellone per strada, la pagina di un giornale, uno spot televisivo si rivolge a un pubblico indistinto (e quindi va spesso fuori bersaglio), i social newtork possono essere infinitamente più precisi. Al punto, da costruire campagna pubblicitarie personalizzate.

 

Attraverso la sua attività sui social network (con i like, le foto, le geo-localizzandosi, le chat, etc.) ogni utente lascia delle tracce. L’analisi di quelle tracce (psicometria) permette a un algoritmo di conoscere una persona meglio dei suoi stessi genitori. E conoscere, in questo caso, significa influenzare i comportamenti.

L’analisi di quelle tracce (psicometria) permette a un algoritmo di conoscere una persona meglio dei suoi stessi genitori

 

In che modo? Per mezzo della profilazione. Cioè, individuando i temi che stanno più a cuore a un certo gruppo di utenti. Tutti coloro che, per esempio, risultano molto preoccupati dal fenomeno immigratorio, verranno bombardati con una campagna mirata la cui tesi di fondo è: vota quel candidato e quel problema sarà risolto. Pare sia proprio quello che è successo con Trump e la Cambridge Analytica. Con l’aggravante che la società inglese si sarebbe procurata i dati degli utenti in modo illegale.

 

Ma al netto del modus operandi di Cambridge Analytica, la questione rimane aperta. L’enorme potere di Facebook e degli altri social network sta proprio in questo. Nella capacità di guidare i nostri comportamenti, facendoli aderire ai desideri dell’inserzionista.

 

Questo potere ha spostato la pubblicità dalla tv e dai giornali per concentrarla nei social network (solo Facebook e Google controllano il 56,8% delle inserzione pubblicitarie). Ma un conto è se in ballo c’è la vendita di un prodotto. Un altro, è se l’elezione di un presidente o la permanenza di uno stato nell’Ue dipendono non dalla volontà dei cittadini ma da un algoritmo, magari creato con il supporto e i fondi di uno stato estero.

 

La premessa di questi meccanismi è l’eccessiva libertà d’azione concessa ai social network, se non vere e proprie irregolarità e illeciti, nel trattare i nostri dati. Lo scandalo di Cambridge Analytica ha dimostrato che siamo di fronte a rischi democratici pericolosissimi.

 

Se vogliamo essere noi e non un inafferrabile Grande Fratello a decidere il nostro destino, dobbiamo sbrigarci a costruire un quadro regolatorio che protegga la democrazia, ma dobbiamo anche indagare a fondo su cosa è successo in questi anni.

 

Se vogliamo essere noi e non un inafferrabile Grande Fratello a decidere il nostro destino, dobbiamo sbrigarci a costruire un quadro regolatorio che protegga la democrazia

 

Per questo il mio primo atto da parlamentare sarà la proposta di legge per l’istituzione di una commissione d’inchiesta sul caso di Cambridge Analytica e sulle fake news, anche alla luce di quanto ha confermato l’Agcom, ovvero che nel 2012 quelle tecniche sono state utilizzate anche da un partito italiano.

 

Fonte: Huffington Post

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