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“Andare avanti.Andare avanti uniti”

‘Raccontiamo l’Italia. La nuova politica tra partiti e leadership’, ne hanno parlato alla Festa Nazionale de l’Unità a Milano Lorenzo Guerini, Matteo Orfini e Roberto Speranza.

Le posizioni tra maggioranza e minoranza sulla riforma istituzionale.
“L’ordine del giorno della discussione nel nostro partito detta l’agenda politica italiana. Abbiamo preso una legislatura che era in uno stato quasi agonizzante dopo le elezioni del 2013 e l’abbiamo trasformata in una legislatura che ha l’ambizione di cambiare il Paese. I dati di questi giorni danno il senso di una nuova credibilità dell’Italia. Il PD ha investito sull’ambizione del percorso riformatore”. Così il vicesegretario del PD, Lorenzo Guerini ha introdotto il suo ragionamento sulle possibili convergenze tra la maggioranza e la minoranza del PD sul tema delle riforme.

“La riforma del Senato ha subito diverse modifiche ma si è trasformata seguendo le idee del PD che erano in essere già da molto tempo. Certo discuteremo e continueremo a farlo per costruire consenso e convergenze sempre più ampie. Vogliamo però vedere un PD unito e mai lacerato. Ma allo stesso tempo, sulla riforma del Senato sappiamo che non si può però riportare la discussione al punto di partenza. Tornare al punto zero significa che non si vuole riformare. Quando martedì sera ci sarà l’assemblea dei senatori, sarebbe bello arrivarci con chiarezza di fronte agli italiani per giungere ad un punto comune, convinti che il cambiamento è necessario all’Italia”.

Anche per Roberto Speranza è necessario “portare avanti il percorso di riforma e rimanere uniti. Due camere che hanno le stesse funzioni non ha più senso. Qualcosa su cui non siamo d’accordo? “C’è un punto importante che è figlio degli errori che abbiamo commesso con l’approvazione della nuova legge elettorale dove il governo ha posto la fiducia: la creazione di una camera di nominati. Noi chiediamo invece un Senato elettivo, come avviene in molti Paesi europei, senza che questo continui ad avere poteri paritari alla Camera dei deputati. Quale il problema se 100 senatori sono eletti direttamente dai cittadini? Non dobbiamo avere paura. È Matteo Renzi che può unire il PD, basta davvero poco. Non impuntiamoci su cose che invece mi sembrano assolutamente ragionevoli”.

Per Matteo Orfini i toni di questo dibattito dimostrano che ci sono margini di un accordo. Io sono molto legato alla cosiddetta disciplina di partito. In passato ho votato cose che non condividevo. È naturale che un parlamentare possa avere posizioni diverse. Ma è anche vero che la riforma del Senato è uno dei pilastri dei nostri impegni che ci siamo assunti fin dall’inizio. Abbiamo discusso molto e raggiunto accordi. Ora ricominciare daccapo non ha senso. Alla proposta di mediazione presentata dal ministro Martina il gruppo dei senatori – di minoranza – un secondo dopo ha dichiarato irricevibile l’accordo”.

“Così come è successo per la legge elettorale – ha continuato Orfini – il testo di finale è completamente differente da come era iniziato proprio perché ne abbiamo discusso e raggiunto, in sede a tutti gli organi del PD, una convergenza condivisa. La stessa cosa è successa con il Jobs Act. Vi svelo un segreto, in quel periodo stavamo quasi sull’orlo della spaccatura quando noi tre più Debora Serracchiani ci siamo trovati in una bisteccheria per trovare un accordo che ci ha permesso di trovare la sintesi tra le diverse proposte.
Mi chiedo se sia meglio cercare trovare l’unità tra gli organi del partito, anche se difficile, o decidere nei gabinetti o caminetti? Io sono senza dubbio per la prima ipotesi”.

“Per il paese è importante che la riforma sia votata” ha dichiarato Guerini. “Per il PD è importante che la riforma sia votata da tutto il PD. È su questo terreno cosa si misura cosa è un partito. Anche se le convinzioni di qualcuno non incontrano il pensiero della maggioranza, non è possibile che venga messo in dubbio il principio dell’appartenenza al partito”.

“La parola Vietnam non fa parte del PD – ha risposto Speranza – e allo stesso tempo non si può chiamare gufo nostalgico chi non la pensa come te. Ma detto questo io sono ottimista e penso che ce la faremo. Siamo l’unico partito del paese dove ci confrontiamo sulle grande questioni per l’Italia e non se Speranza si è svegliato male o se Renzi ha giocato con il biliardino con Guerini”.

Per Orfini su alcuni punti “abbiamo opinioni diverse. Si è formata una generazione nuova che si è messa sulle spalle un partito distrutto dopo l’elezione del Presidente della Repubblica. Ma da chi ha avuto tante occasioni per cambiare il Paese (riferimento all’intervista di D’Alema sul Corriere della Sera ndr) non è giusto alzare ora il ditino per fare critiche ingenerose. Certo non ci possiamo permettere che qualcuno che è cresciuto in questo partito non lo senta più casa sua. Quanto affronti riforme molto difficili è naturale che si possa entrare anche in posizione di contrasto”.

Percentuale di elezioni anticipate? Percentuiale di scissione all’interno del PD?. Per Guerini e Orfini la risposta è “zero”. Divertente l’opinione di Speranza: “mi allineo alla maggioranza”.

“Andare avanti e andare avanti uniti. È quello che ci chiedono tutti alle Feste de l’Unità. La nostra militanza vuole che discutiamo tra di noi e con loro ma che siamo uniti per il bene dell’Italia”. Questa è la chiusura di Guerini.

“Ognuno tra noi fa errori, ma dobbiamo trovare forme di discussione più profonda tra noi – risponde Speranza. Per me sarebbe utile chiedere in importanti questioni di merito che cosa ne pensano i nostri elettori. Fuori dal PD c’è un terzetto inquietante (Salvini, Grillo e Berlusconi)

Per Orfini “se vuoi guidare il Paese non puoi avere paura del giudizio degli italiani. Molti si rivolgono alla pancia del Paese. Noi non veniamo mai a patti con la convenienza dei sondaggi. Se qualcuno scappa da una guerra, prima lo si salva e poi si decide dove metterlo”.

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