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Amendola: “Un bilancio e un Recovery Fund ambiziosi per rilanciare l’UE”

La proposta franco-tedesca di Recovery Fund riprende aspetti della Lettera dei 9 capeggiati da Francia e Italia di marzo. Come valuta la nuova della posizione della Germania?

Da marzo ad oggi ci sono stati molti avanzamenti e scelte importanti a livello europeo: la Banca Centrale Europea (BCE), la Commissione, e anche i 27 Stati membri hanno dato vita a tre reti di protezione, attraverso il programma SURE, il Meccanismo Europeo di Stabilità (MES) e la Banca Europea degli Investimenti (BEI). Manca l’ultimo passaggio: un bilancio europeo e un Recovery Fund ambiziosi. Rispetto a marzo abbiamo fatto molti passi avanti. L’UE sta reagendo, anche sul punto centrale del Recovery Fund: come svilupparlo e su quali obiettivi. La posizione tedesca nella lettera con la Francia chiarisce che i fondi devono essere presi sul mercato, a debito, e utilizzati a favore dei settori e dei Paesi più colpiti da questa pandemia. Credo che anche altre dichiarazioni di esponenti della CDU, da ultimo il Presidente del Parlamento Schäuble, siano molto importanti. Siamo sulla strada che volevamo: nuovi strumenti e risorse importanti per combattere una recessione che colpisce tutti i Paesi europei, nessuno escluso.

 

Riuscirete a superare le resistenze dei Paesi “frugali” (Olanda, Austria, Danimarca e Svezia)?

Ho parlato con tutti i ministri degli Affari europei di questi Paesi e ho spiegato che respingiamo la narrativa dei frugali e degli spendaccioni. L’Italia è un paese fondatore, pilastro e contributore netto dell’UE. Il nostro obiettivo è difendere l’integrità e la competitività del mercato unico europeo, i cui benefici vanno a tutti i Paesi, a partire soprattutto dai frugali. Il nostro obiettivo non è un dibattito bilaterale, ma mettere insieme le idee migliori per difendere il mercato unico europeo, il suo export, i benefici per le popolazioni, la difesa delle catene di valore industriale, comuni a tutti i 27 Paesi. Purtroppo Il documento dei frugali è troppo difensivo rispetto agli obiettivi di difesa e riforma del mercato unico europeo.

Tra SURE, MES e BEI la risposta UE alla pandemia vale già 540 miliardi, senza il Recovery Fund da 500 miliardi ora in discussione. Essenzialmente finanziati con diverse forme di debito europeo. Come andrebbe finanziato il bilancio UE e quindi il debito comune? L’Italia è favorevole a nuove risorse proprie?

Due elementi sono chiari. Anche per i frugali ormai è evidente che le risorse per il Recovery Fund vanno recuperate sul mercato. Nessuno mette più in dubbio che per la quantità di risorse necessarie si debba fare ricorso a titoli di debito. È una battaglia storica, che grandi personalità dell’UE da Delors in poi, hanno proposto molte volte. Queste risorse devono essere gestita dalla Commissione, nel quadro del bilancio e del Quadro finanziario pluriennale, che dovrà valutare i settori e i Paesi più colpiti da questa recessione economica dovuta alla pandemia. Il 23 aprile fatto un compromesso in questa direzione: rendere comune la risposta dei 27 Stati membri. Questa volta il “whatever it takes” lo dicono i Paesi membri, non solo la Banca Centrale Europea.

Qui l’intervista completa su Euroactiv

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