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Amendola: “Recovery Fund a rischio per i veti incrociati tra gli Stati. La Germania trovi una mediazione”

Enzo Amendola avverte che ai dossier spinosi dell’imminente Consiglio Ue se n’è aggiunto un altro. Alla vigilia di una visita ufficiale a Berlino il ministro per le Politiche europee lancia in una intervista a “la Repubblica” l’allarme sul rischio che il Recovery Fund venga bloccato dai veti incrociati tra i Paesi ‘frugali’ e quelli di Visegrad sul tema cruciale dello Stato di diritto. “Se la discussione continua così, con questi toni e con minacce di veto – dal mio punto di vista al di fuori della logica comunitaria – si potrebbe bloccare tutto – spiega il ministro – Lavoriamo con la Germania per una via d’uscita”.
 
“Per noi – spiega il ministro – gli accordi di luglio vanno implementati subito. Si è aperto però uno scontro tra Paesi come la Polonia e l’Ungheria che non vogliono interferenze o condizionalità sullo Stato di diritto, e i cosiddetti “frugali” che spingono perché lo stato di diritto sia irrinunciabile per accedere ai fondi. L’Italia ha detto la sua: l’articolo 7 e le procedure sullo Stato di diritto sono fondamentali. La Germania ha un ruolo determinante in questo, sta lavorando ad una mediazione. Al contempo bisogna negoziare con il Parlamento Ue”. Purtroppo “rischiamo di finire in una strettoia che allunga i tempi del Recovery. La Presidenza tedesca deve portare a casa questa mediazione”.
 
Anche la proposta della Commissione Ue sull’Immigrazione lascia perplessi.
“È uno dei messaggi che vogliamo passare alla presidenza tedesca. Un accordo serio sull’immigrazione chiuderebbe 10 anni di debolezze europee. In pochi mesi metteremmo in soffitta l’austerity e la mancanza di solidarietà sui migranti che sono stati la causa del populismo e di molti problemi di politica interna. Ovvio che sarà un accordo complicato. La bozza della Commissione comunque è importante perché apre finalmente un negoziato, anche se c’è ancora molto lavoro da fare. Su alcune cose siamo contenti, il meccanismo di Malta che abbiamo messo in moto l’anno scorso in questa bozza diventa obbligatorio – parlo della solidarietà per i salvataggi in mare”.
 
“Ma la politica – aggiunge – di entrata e uscita, di gestione dei confini, cioé di entrate legali e rimpatri, è ancora troppo poco delineata. L’opzione della sponsorizzazione va approfondita. Angela Merkel dal 2015 ha assunto un ruolo positivo e importante sul tema. Ma ci vuole uno sforzo in più”.
 
Le linee rosse dell’Italia.
“Beh, Dublino non esiste più nei fatti. E i flussi non provengono mica tutti dal Nord Africa. Giungono anche via Balcani dall’Asia, che esprimera’ in futuro il 57 per cento della popolazione globale. Nessuno può sentirsi estraneo a questa vicenda storica. Dobbiamo elaborare un sistema condiviso di rimpatri ma anche corridoi di entrata che siano regolati in modo comune. La proposta della Commissione è un inizio, ma ovviamente per noi è insufficiente rispetto alla realtà che stiamo vivendo”. Amendola capisce che “ci sia euforia sul piano italiano e che qualcuno pensi che abbia le stesse modalità di una legge di bilancio. Ma nell’accordo di luglio abbiamo fatto tutti insieme, come europei, scelte per indirizzare l’autonomia strategica della Ue su alcune grandi linee comuni. Sono quelle della transizione ecologica, della trasformazione tecnologica e digitale e della coesione sociale. Per Paesi come il nostro significa recuperare dei gap e delle posizioni in classifica che non sono onorevoli – occupazione femminile, divario Nord-Sud e ritardo digitale”.

Intervista integrale su La Repubblica

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