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Amendola: “Questa alleanza nasce sull’Europa, le scelte le abbiamo sempre condivise”

«Tutti sono chiamati a fare scelte nuove». Nel linguaggio diplomatico del ministro degli Affari europei Enzo Amendola si scorge un garbato pressing sugli alleati grillini per lavorare tutti insieme al buon esito di una trattativa, che alla fine porterà la maggioranza «a fare scelte condivise», anche perché «questa alleanza è nata sull’Europa».

È sicuro che alla fine la maggioranza si ritroverà compatta? Che possibilità reali ci sono di veder nascere gli eurobond a giugno?

«Finalmente in Europa abbiamo gettato un ponte comune per attraversare insieme la crisi. Visto il recente passato di errori e di divisioni tra i 27 interessi nazionali, non era scontato. Entro il 1° giugno saranno operative tre misure da 540 miliardi a favore di imprese, lavoratori e sanità. Dalla settimana prossima negozieremo il bilancio europeo che sarà la base per costruire la vera novità, il Fondo per la ripresa da oltre un trilione di euro alimentato con titoli europei. Non escludo altre difficoltà, ma la via è tracciata».

La Merkel, del resto, ha fatto un discorso di alto profilo al Bundestag.

«L’Italia ha giocato bene le sue carte. Fondamentale è stata l’intesa con otto paesi, Francia e Spagna su tutti e in poche settimane. Berlino comprende che questa crisi mette in ginocchio il mercato comune e blocca l’export. La Germania ha più interscambio con la Lombardia che con la Corea o il Canada. Questa volta “whatever it takes” -“qualunque cosa serve”, – toccava dirlo ai 27».

In Italia chi dice no al Mes usa l’argomento delle condizioni nascoste, a scoppio ritardato. Rischio possibile?

«Si è deciso di usare i soldi già contenuti nel Mes per spese dovute al Covid. Ogni Paese deciderà se avvalersene. Noi decideremo una volta che le condizioni del prestito saranno chiare. Il resto è dibattito fumoso e chi parla di trojke e macelleria sociale fa solo propaganda. Le storie drammatiche della stagione dell’austeritynon torneranno».

Cosa manca per arrivare ad un accordo che superi i paletti del trattato sul Fondo salva stati? Specificando che queste risorse non comporteranno pretese dalla trojka di Fmi, Bce e Ue?

«La crisi ha mostrato i limiti dell’architettura europea, Mes incluso. L’Europa ha l’occasione di fare scelte sempre rinviate. Commissione e Bce hanno fatto passi impensabili mesi fa. Adesso è tempo di una politica fiscale comune. Non si torna indietro, anzi dovremmo anche liberarci di pesi del passato: rigorismi inutili, dumping fiscale, regole sulla concorrenza autolesioniste».

E di fronte a un Mes senza condizioni di 37 miliardi, come si regoleranno i 5Stelle?

«Le scelte europee le abbiamo sempre condivise. Non è un caso che questa alleanza nasca sul voto congiunto alla presidente Von der Leyen. Mesi fa alcuni facevano proclami al Papeete, altri lavoravano per salvare l’Italia dentro lo scudo europeo. Abbiamo sempre operato con pragmatismo e nei negoziati i risultati sono arrivati. Con pragmatismo, quando le misure europee saranno nero su bianco, le valuteremo».

Se fossero approvati questi coronabond, quale istituzione li collocherebbe sul mercato? Lo stesso Mes, come prevedono molti analisti?

«Ripeto: il Mes è figlio di un’altra epoca e non è utilizzabile, se non per la linea di credito di cui parlavo. Il Recovery Fund invece sarà gestito dalla Commissione, un’istituzione che sul mercato vanta la tripla A. La crisi ha spazzato la retorica rigorista che in passato ha impedito scelte coraggiose».

Se l’aspettava il giudizio di S&P senza declassamento?

«È il risultato del “whatever it takes” che i 27 hanno cominciato a dire. I debiti pubblici in Europa cresceranno tra i dieci e i venti punti, ma la situazione è eccezionale, come dimostrano le scelte coraggiose della Commissione sulla sospensione del Patto di stabilità e sulle deroghe agli aiuti di stato. La Bce da un lato e la risposta comune dell’Europa credo abbiano arginato il pessimismo».

La maggioranza supererà anche questa fase storica o per la ricostruzione dalle macerie servirà un nuovo esecutivo di concordia nazionale?

«Le teorie su scenari politici alternativi al momento mi sembrano lunari. Ora è necessario far ripartire l’Italia in sicurezza. Il governo Conte deve avere la forza per le riforme che l’Italia aspettava da tempo. Per usare le parole di Mattarella, “rinasceremo ora come allora”».

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