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Amendola: “Più soldi per gli investimenti, le prime risorse entro l’estate”

“L’Italia, con il premier Conte, continuerà a sostenere proposte ambiziose. Anche perché è necessario superare altre resistenze, come scritto da Macron e Merkel, per esempio su un’armonizzazione del prelievo fiscale a livello europeo e nuove risorse Ue sul digitale e sull’ambiente, che proprio alcuni di quei Paesi osteggiano”.

Ministro Amendola, la proposta Merkel-Macron porta a 500 miliardi l’ipotesi di Recoveryfund. È deluso dal fatto che sia stata dimezzata rispetto ai mille miliardi di cui si parlava?

«All’ultimo Consiglio europeo abbiamo deciso di dar vita a strumenti nuovi di politica fiscale europea. Sottolineo “nuovi”, mai sperimentati in passato, per reagire con forza alla recessione. Uno di questi è sicuramente il Recovery fund. Ieri, con la proposta franco-tedesca si sono superate alcune differenze presenti a inizio trattative. Si parla finalmente di miliardi da raccogliere sui mercati, destinati ai settori e alle aree geografiche più colpite. Guardiamo le cifre: siamo passati dall’ipotesi di un mix di prestiti e sussidi che ad aprile era di 300 miliardi, ai 500 miliardi di soli sussidi di ieri. Lo reputo un buon passo avanti. Continueremo a negoziare sul resto».

 

Il governo italiano era al corrente di questo accordo franco-tedesco?

“Con la Francia dal 25 marzo abbiamo sottoscritto, insieme ad altri Paesi, un comune accordo per spingere l’Europa ad osare. E proprio in quel documento noi parlavamo di risorse da attivare sul mercato, con le istituzioni europee al centro di questa iniziativa. Questa scelta ieri è stata condivisa anche dalla Germania, quindi il lavoro delle ultime settimane sta dando buoni frutti”.

 

I “Paesi frugali” sono contrari?

“La proposta non è conclusiva, ma noi sosterremo proposte ambiziose Il Mes è una opportunità che il governo valuterà a tempo debito, con il Parlamento stati informati del negoziato in corso con Berlino».

«Attendiamo la proposta della Commissione il 27 maggio, che aprirà il negoziato in vista del Consiglio europeo di giugno in cui approveremo il Bilancio europeo e il Recovery fund. C’è ancora da lavorare e non escludo imprevisti. Noi crediamo che ai miliardi proposti sui sussidi se ne debbano aggiungere altri per investimenti e coesione sociale, utilizzando le idee dell’agenda strategica europea, a partire dal Green New Deal e da un nuovo impulso tecnologico per il tessuto industriale».

«L’Italia insieme ad altri Paesi, raccogliendo il forte impulso dell’Europarlamento, lavorerà per aumentare la qualità e le risorse per combattere la recessione. A breve la Commissione pubblicherà le nuove previsioni economiche e, proprio da quei dati, apparirà chiara la necessità di sostenere il mercato comune europeo e di evitare squilibri interni, come sta facendo la Bce sul versante della politica monetaria a difesa dell’eurozona».

 

In che tempi dovrebbero essere disponibili queste risorse?

«Allo stato attuale due azioni di politica comune sono state già approvate: la linea di credito Mes e Sure, il fondo da 100 miliardi per la disoccupazione. A breve si definirà anche il fondo delle Bei per le piccole e medie imprese. Sono scelte che già muovono 540 miliardi di euro, che devono essere disponibili dal 1° giugno. Per il Recovery fund, invece, vogliamo arrivare ad un accordo a giugno che contenga la possibilità di un frontlo ad, un anticipo dei fondi già prima dell’estate, a fronte di un piano chiaro sul loro utilizzo».

 

Palazzo Chigi chiede alla Ue di non lasciare indietro i Paesi più colpiti. Avete questo timore? «La scelta fatta dai 27 indica come priorità i settori economici europei più colpiti e i Paesi che hanno subito di più gli effetti della pandemia. Questa è una decisione su cui c’è una intesa larga. Anche perché combattiamo una recessione che non deve produrre disparità, pena la disgregazione e la competitività del mercato unico».

 

Il Mes sarà usato?

«La linea di credito “Pandemia crisis support” utilizza i fondi del Mes per spese dirette e indirette relative al Covid-19. Come abbiamo sempre ripetuto è una facoltà degli stati, soprattutto di quelli che ricorrono a debiti sui mercati a tassi più alti di quelli proposti. È una opportunità che valuteremo come governo a tempo debito, insieme al Parlamento».

Intervista completa su La Stampa

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