“Il lavoro sul piano nazionale di ripresa, portato avanti per mesi da tutti i ministeri, si era interrotto il 7 dicembre, quando Italia viva ha posto una serie di rilievi, che questa due giorni di verifica credo abbia contribuito a chiarire. Ora però bisogna accelerare. Perciò, dopo la legge di bilancio, inizieranno gli incontri al Mef per definire i dettagli dei 52 progetti da finanziare nel solco delle linee guida fornite dalla Commissione europea. Subito dopo, il governo invierà la proposta al Parlamento, agli enti locali e alle Regioni perché la discutano, avviando al contempo un confronto con le parti sociali”. Lo dice al quotidiano La Repubblica il ministro per gli Affari Europei, Enzo Amendola.
“Io rimango fedele all’interesse generale del Paese e al buon nome dell’Italia in Europa: le due stelle che devono guidarci per realizzare al meglio il complesso quadro di investimenti previsti dal Next generation Eu – aggiunge -. Perché attenzione, in ballo non ci sono solo i 209 miliardi del Recovery, ma altri 100 miliardi del bilancio europeo, più le risorse stanziate in Finanziaria. Siamo dinanzi a una manovra per la ripresa economica del Paese che non ha precedenti. Perdere questo treno sarebbe da irresponsabili”.
Sulla governance per il Recovery Fund “non vedo retromarce: solo un lavoro in fase di approfondimento – sottolinea il ministro -. Non bisogna fare confusione. Una cosa è la bozza dei progetti, da valutare insieme, come si sta facendo in questi giorni, per arrivare a una proposta condivisa da tutti. Altro è invece la governance del Recovery Plan, che è richiesta dall’Ue”.
“Al contrario di quel che si è detto, qui da noi nessuno ha mai pensato che potesse sostituirsi ai ministeri, alle Regioni e agli enti locali. L’idea è quella di creare una struttura che faciliti l’assorbimento delle risorse per far fronte ai tempi strettissimi indicati dal Recovery: i fondi vanno impegnati entro il 2023 e spesi entro il 2026. Un tour de force che richiede meccanismi di semplificazione agili e veloci”, aggiunge.
“Non possiamo festeggiare a luglio un grande successo negoziale e a dicembre parlare di crisi – dice ancora Amendola -: non sarebbe ben visto in Italia come in Europa. Quanto al rafforzamento del governo mi affido alla sagacia del mio segretario. Se questa legislatura venisse interrotta brutalmente, fatte salve le prerogative supreme del capo dello Stato, non avremmo alternative al voto. Ovviamente ci andremo con chi in questi mesi ha lavorato con noi”.