“Ad agosto era una richiesta di tantissimi: si aprano i corridoi umanitari per chi vuole scappare dall’Afghanistan. Oggi l’Afghanistan non è più sulle prime pagine dei giornali, ma le cose sono andate avanti e c’è una buona notizia.
Ieri è stato firmato il protocollo tra la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, il ministero degli Affari Esteri e della cooperazione internazionale, la Conferenza episcopale italiana, la Comunità di Sant’Egidio, la Federazione delle Chiese Evangeliche, la Tavola Valdese, l’Arci, l’Istituto nazionale per la promozione della salute delle popolazioni migranti e il contrasto delle malattie della povertà, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni e l’Alto commissariato delle Nazioni unite per i rifugiati, per realizzare i corridoi umanitari di cittadini e cittadine afghane verso l’Italia.
Questo significa che da 1200 a 2mila cittadine e cittadini afghani potranno essere accolti in Italia, creando reti di solidarietà tra società civile, ministero dell’Interno e famiglie italiane.
Ci sono ancora tantissime cose che non vanno: le difficoltà a far uscire in sicurezza le persone dall’Afghanistan, i numeri ancora troppo bassi, il tempo che è passato e quello che servirà a organizzare ogni dettaglio nel concreto.
Oggi però mi sento un po’ meno impotente. Siamo il primo paese che si attiva per continuare, attraverso il corridoi umanitari, lo sforzo di evacuazione dall’Afghanistan dopo la chiusura del ponte aereo. “Non lasceremo soli i cittadini afghani”: no non sono solo parole”.
Lia Quartapelle, responsabile Europa, Affari internazionali e Cooperazione allo sviluppo del Partito Democratico.