“Al referendum voto sì se non si cambiano le carte in tavola. Non voglio che si usi la Costituzione per dividere un paese, per affermare supremazie personali o nuovi percorsi politici o per selezionare classi dirigenti.
Quindi chiedo a Renzi di rispondere alla seguente domanda: se un insegnante, operaio o costituzionalista, intende votare o lavorare per il no è un gufo, un disfattista, va buttato fuori dal PD, non può candidarsi nel Pd?
Deve rispondere, se no io mi ritengo libero”.
Così, in un’intervista a La Stampa, l’ex segretario del PD Pier Luigi Bersani, secondo cui nel caso di vittoria del no il premier Matteo Renzi non dovrebbe dimettersi.
“Trovo improprio che ci sia questo legame tra governo e Costituzione. Ma che precedenti stiamo costruendo? Diamo in mano la Costituzione al primo governo che passa? Finchèci siamo noi che siamo bravi e democratici bene, ma attenzione, guardiamo come è messa l’Europa”, avverte Bersani.
“Un voto sulla Costituzione non può essere ne’ un referendum sul governo ne’ il laboratorio di un nuovo partito. Su Denis Verdini, queste transumanze trasformistiche lanciano un messaggio devastante, che la politica è’Francia o Spagna purchè se magna’”, evidenzia Bersani.
Nel merito del referendum, il mio giudizio su questa riforma è che nella somma tra pregi e difetti è comunque un passo avanti, purchè ci sia la legge elettorale per i senatori e mettendo a verbale che c’è un problemone che si chiama Italicum.
Quella legge – sottolinea Bersani – va rivista e appena si dovesse riaprire la questione io dirò che serve il doppio turno di collegio, se vogliamo fare una cosa seria, altrimenti la questione e’ pericolosa sotto il profilo democratico”. Sul Congresso del Pd, Bersani esprime stima per Speranza. Quanto alla possibilita’ che alla segreteria si candidi Enrico Letta, “su lui non ho mai avuto nessun problema”.