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Aborto: dalla Lega ancora attacchi ai diritti delle donne

Il modello della Lega non cambia, che sia al governo del paese o delle regioni, come nel caso dell’Umbria, il modello di società che vuole imporre è sempre lo stesso. Patriarcale e punitivo nei confronti delle donne.

 

Questa volta l’attacco è di nuovo all’autodeterminazione della donna, alla sua libertà di scelta se essere o meno madre, rendendo sempre più difficile e pieno di ostacoli il loro accesso ai servizi necessari.

 

 

Perché non si spiegherebbe altrimenti, la decisione della Giunta di destra della Regione Umbria di negare la possibilità alle donne di interrompere farmacologicamente una gravidanza con Ru486 senza ricovero in ospedale. Costringendo, di fatto, una decisione privata e di per sé dolorosa, ad una esposizione ospedaliera forzata di 3 giorni. Tanto più in tempi di Covid-19, in cui per evitare gli ingressi in ospedale e ridurre il rischio di contagio da virus, l’interruzione di gravidanza volontaria farmacologica in day hospital o a casa risulterebbe la soluzione più adatta.

 

Una scelta, quella della giunta leghista, non supportata da dati scientifici. Sono trascorsi infatti 10 anni dalla emanazione delle linee guida Ministeriali per l’utilizzo della Ru486 e non ci sono dati che supportano la scelta di un ricovero ospedaliero per l’utilizzo della pillola abortiva. Bene ha fatto il Ministro Speranza, rispondendo ad una interrogazione delle deputate PD, a chiedere un nuovo parere al Consiglio Superiore della Sanità su metodo farmacologico. Una scelta, dunque, che nulla ha a che fare con la sicurezza delle donne, come afferma la governatrice Tesei, ma che intende solo ostacolare l’esigibilità di un diritto garantito dalla legge 194, per una questione puramente ideologica. Punire le donne per una scelta intima e personale.

 

Il Partito democratico, intende respingere con forza ogni tentativo oscurantista di ricacciare le donne nel medioevo leghista e contrastare con forza ogni attacco alla loro libertà e ai loro diritti. A partire dall’Umbria, e ovunque si ritenesse necessario intervenire”.

 

Lo scrivono in una nota congiunta Lucia Bongarzone, responsabile del dipartimento pari opportunità e politiche per le famiglie, Valeria Cardinali, vice responsabile organizzazione nazionale e Monica Cirinnà, responsabile del dipartimento Diritti del Partito Democratico.

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