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Gozi: “Ridiamo voce all’Italia. No a governi tecnici”

«Bisogna rapidamente uscire dalla crisi di governo. E non certo con un esecutivo tecnico, quel tipo di soluzione ha già fatto disastri…». Il sottosegretario agliAffari europei Sandro Gozi è ancora amareggiato per gli esiti del referendum, ma guarda avanti: «Si è bloccato un processo di riforme vitale. Con la vittoria del No, sostenuto da forze eterogenee e inconcludenti, Radio Italia si è spenta. Bisogna riaccenderla al più presto».
 
La crisi di governo sta avendo ricadute nel rapporto fra Roma e Bruxelles?
 
«I risultati di questi tre armi indicano come l’azione in Ue del governo Renzi sia stata efficace. Abbiamo ottenuto risultati mai visti, ridotto il numero di infrazioni e di frodi ai fondi europei su cui avevamo ereditato dai governi precedenti una situazione molto negativa-, investito tutte le risorse comunitarie e ottenuto un cambio di strategia sui migranti col nostro Migration compact. E quando abbiamo pronunciato un altolà, col veto al Bilancio Ue, l’abbiamo fatto nell’interesse della vera Europa, quella più politica, più sociale, più vicina a giovani, cittadini e imprese…».
 
E ora che succede?
 
«In Europa è evidente a tutti che Salvini, D’Alema, Grillo, Meloni, Scotto e potrei citame altri-, non abbiano nulla da dire insieme. Le forze del No hanno premuto il tasto “pause”, speriamo che non facciano scattare il “rewind”, riportandoci indietro».
 
In questa fase d’incertezza, i rilievi di Bruxelles sulla legge di Bilancio saranno più incisivi?
 
«L’incertezza politica deve durare poco. Anche perché nel 2017 si susseguiranno appuntamenti internazionali ai quali non ci si può presentare impreparati: dal 25 marzo, con le celebrazioni del 60esimo anniversario dei Trattati di Roma, al G7 di maggio in cui per la prima volta il presidente degli Usa Trump verrà in Italiaal seggio da ricoprire nel Consiglio di sicurezza Onu, con la crisi siriana in corso e la stabilità in Libia da rafforzare. Inoltre dovremo giocare l’importante partita delle nuove nomine per le presidenze del Parlamento e, forse, del Consiglio europeo».
 
Il commissario Ue Moscovici si è detto poco preoccupato dal rischio di una crisi bancaria dopo le dimissioni del governo Renzi…
 
«Moscovici ha ragione: non bisogna temere una crisi bancaria. Tuttavia, ripeto, occorre rapidamente uscire da questa fase incerta…».
 
Con un Renzi bis o con larghe intese? O lei ritiene che la Ue veda con favore un governo tecnico?
 
«Non è tempo di governi tecnici. L’Italia ha già pagato un prezzo elevato. L’esperienza del governo Monti non va ripetuta: non ha fatto crescere la nostra influenza nella Ue, il negoziato del Fiscal compact ha portato pessimi risultati in Ue e causato grossi problemi in Italia, con misure che hanno fatto crescere il malcontento sociale».
 
E allora lei cosa immagina?
 
«Il presidente del Consiglio dimissionario e segretario del Pd ha già detto quali possano essere, a suo parere, le due alternative: governo di larghe intese o elezioni. Ciò che conta è definire al più presto la via d’uscita politica…».
 
Figure del governo uscente, come i ministri GentiIoni o Padoan, assicurerebbero all’Ue maggior continuità?
 
«Non sta a me fare pronostici, né toto-nomi. Dobbiamo tutti rispettare il ruolo del capo dello Stato e dei gruppi politici. La cosa fondamentale, ripeto, è uscire subito dall’incertezza politica, andando presto a elezioni ravvicinate o in altro modo».
 
Per il premier slovacco, e presidente di turno Ue, Robert Fico, col voto anticipato l’antieuropeista Grillo vincerebbe e Pitalia avrebbe un serio problema…
 
«Mi stupisce che Fico, a digiuno di questioni italiane, faccia tali commenti, dimenticando che proprio le sue posizioni hanno più volte causato problemi all’Unione».

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