Ennesimo stop per la Commissione di Vigilanza Rai. La maggioranza ha disertato la seduta convocata per la votazione di convalida del nuovo presidente del CdA, facendo mancare il numero legale e, di fatto, bloccando nuovamente il procedimento. È la seconda volta che accade: era già successo venerdì scorso. Ma già in precedenza il centrodestra non si era presentato a una riunione convocata dalla presidente Barbara Floridia proprio per decidere la data del voto.
A sollevare la voce è Stefano Graziano, capogruppo Pd in Vigilanza, che punta il dito contro la destra: “La maggioranza, irresponsabile e divisa, continua a sabotare la commissione, dimostrando totale disprezzo per le regole e per i cittadini che pagano il canone”. Graziano denuncia un disegno deliberato volto a “paralizzare una delle principali istituzioni di controllo del nostro sistema radiotelevisivo” e a impedire l’avvio di un processo trasparente per la nomina del presidente Rai.
Secondo il regolamento, infatti, la convalida del presidente richiede il parere favorevole della commissione, che deve esprimersi a maggioranza qualificata dei due terzi. Senza questo passaggio, qualsiasi nomina non può avere efficacia, lasciando di fatto incompleto l’assetto della governance Rai. Ma la maggioranza, sottolinea Graziano, “preferisce bloccare tutto e compromettere il ruolo della Vigilanza, sottraendosi al confronto”.
Questa ennesima battuta d’arresto avviene in un contesto politico già teso, con la maggioranza divisa su più fronti, compreso il nome del candidato alla presidenza della Rai. “Non permetteremo che la Vigilanza diventi il campo di battaglia per giochi di potere e mercanteggiamenti – sottolinea ancora Graziano – la commissione è e deve restare indipendente, a tutela delle istituzioni e dei cittadini”.
Il capogruppo dem in vigilanza interviene poi anche in Aula a Montecitorio, per chiedere alla presidenza della Camera e a quella del Senato di intervenire.
L’assenza del numero legale in Vigilanza, peraltro, getta un’ombra sulla capacità della destra di rispettare le dinamiche parlamentari e la procedura democratica. Mentre il calendario delle sedute si allunga senza alcuna garanzia di risoluzione, rimane sospesa la nomina del presidente, e con essa, l’equilibrio stesso di una Rai che, oggi più che mai, dovrebbe poter operare con trasparenza e autonomia.