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Verini: “Il Pd ritrovi la sua vocazione maggioritaria”

“Penso che nel partito dovrebbe tirare un’altra aria. Il nostro problema è quello di fare un congresso con il Paese. Mentre sosteniamo con grande lealtà il governo Draghi, senza fare ogni giorno propaganda elettorale come fa Salvini ma anzi con proposte concrete, bisogna che il Pd tutto insieme ridefinisca il suo profilo e la sua rigenerazione.”

“Non c’è bisogno di votifici, o dell’ennesimo attacco alla leadership, ma di una forte adesione quotidiana del Pd alle ansie, ai problemi e alle aspirazioni di una società che sta vivendo una delle fasi più drammatiche che il Paese abbia mai conosciuto. Questa è la missione di oggi del Pd: meno diatribe interne e discussioni autoreferenziali e più apertura vera, generosa, genuina versoi cittadini.”

In merito alla vocazione maggioritaria del Pd, il Tesoriere Verini, continua così in una intervista di Giacomo Puletti al Dubbio: “La vocazione maggioritaria è un concetto chiave, lo ha citato anche Zingaretti in Direzione. Il punto di maggior crisi di questa ispirazione è stato negli anni che hanno portato alla sconfitta del 2018. In quel periodo vennero recise le radici sociali più profonde del Pd. Io penso che un partito di centrosinistra non possa stare distante dalle fasce più deboli della popolazione e dal mondo del lavoro”.

“Zingaretti ha lavorato per recuperare le radici di cui parlavo e il Pd lo ha fatto anche durante il Conte bis con una serie di indirizzi di protezione sociale. Per questo adesso ci sono le condizioni per sviluppare la vocazione maggioritaria, rivalutando quello che veniva definito con ironia il “ma anche”. Vogliamo dare risposte alle forze più fragili, ai lavoratori, ma anche alle imprese, all’innovazione, alle partite Iva. Tra impresa e lavoro non c’è conflitto, ma quella che al Lingotto di Veltroni veniva chiamata “comunità di destino”. Il Pd non parla solo “alle curve”, ma a tutto lo stadio, cioè all’Italia intera. Del resto lo stesso Zingaretti ha bene esercitato sul campo questa vocazione vincendo tre volte in Provincia e Regione, con i voti di tanti strati sociali”.

“Il fatto di perdere o guadagnare voti dipende in gran parte da noi stessi. Non possiamo avere l’ossessione di quello che fa il M5S , ma se i pentastellati superano la crisi, consolidando un profilo europeista, una presenza nel campo progressista, è una cosa positiva, così come la possibile intesa alla Regione Lazio”.

“Non vivo come un pericolo la presenza di Conte al vertice dei Cinque Stelle. Se il Pd sarà in grado di recuperare un rapporto aperto con la società, declinando in proprio come si sta facendo anche proposte innovative legate per esempio alla transizione ecologica, alla parità di genere, alla lotta alla corruzione, alla giustizia “giusta”, alla formazione, allora non dovremo preoccuparci troppo di cosa accade negli altri partiti”.

“Il Parlamento ha tutta l’autorità e l’autonomia per discuterne. Le proposte del Pd sono note, ma il quadro politico cambia con velocità e noi dobbiamo rafforzare il bipolarismo. Il centrodestra si presenterà insieme sia alle Amministrative che alle Politiche e, dall’altra parte, noi abbiamo il dovere di costruire un polo progressista. Più il Pd riesce a parlare al Paese e non solo a se stesso e più sarà attrattivo nei confronti degli elettori e delle alleanze. Bisogna fare in modo che siano i cittadini a decidere chi governerà. Ho visto l’ipotesi del capogruppo alla Camera Delrio, di utilizzare in qualche modo a livello nazionale il modello locale dell’elezione dei sindaci. Può essere una strada giusta”.

Il governo è uno strumento, non un fine. E la nostra proposta è quella di impartito europeo e europeista. Con la direzione di Zingaretti si è evitato il rischio della scomparsa del Pd dopo la sconfitta del 2018. E se oggi si può parlare di riforma del penale e del civile riprendendo in mano anche il tema della riforma del sistema penitenziario è grazie al Pd. L’esperienza di governo con il M5S è stata faticosa ma positiva”.

Serve un congresso? Serve un partito aperto. Nel 2007 riuscimmo a far inserire nel codice etico del partito la necessità di evitare “le cristallizzazioni correntizie”. Abbiamo bisogno di aprire porte e finestre del partito alla società. Faccio un esempio: ci sono sette milioni e mezzo di italiani iscritti all’albo del volontariato. Sono persone che vogliono essere utili agli altri e un partito come il nostro deve aprirsi a queste energie. È questo il congresso che serve al Pd.”

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