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Calenda: “L’idea di una lista aperta incompatibile con ‘Siamo Europei'”

Carlo Calenda vede il traguardo delle 200 mila adesioni al suo manifesto «Siamo Europei», ma teme che il Pd non rispetti i patti e attacca.
 

Zingaretti lancia Pisapia. Lo vede bene come capolista di un listone del Pd per le Europee?

 
«Giuliano è uno dei primi firmatari del manifesto “Siamo Europei”. Non so se deciderà di candidarsi, personalmente me lo auguro davvero, ma sono certo che la formula di una “lista Pd aperta” evocata da Zingaretti non c’entra nulla con il progetto “Siamo Europei”. E dubito che Pisapia sarebbe interessato».
 

Non è disposto a fare un passo indietro per Pisapia?

 
«Come ho già detto, sono disponibile a fare un passo indietro per chiunque possa fare il front runner meglio di me, da Gentiloni a Pisapia. Ma il tema non è questo».
 

Qual è il tema?

 
«Vedo un inspiegabile avanti e indietro. Prima il Pd aderisce al manifesto “Siamo Europei” e all’idea di lista unica e poi si parla di lista pd aperta. Io non sono disponibile ad alcuna operazione cosmetica. Tanto più se tornano in gioco Emiliano, Bersani, D’Alema e Grasso».
 

Non li vuole nel nuovo centrosinistra?

 
«Sono tutte personalità che, Emiliano a parte, stimo e rispetto, ma che hanno predicato la convergenza con i M5S. Al manifesto non può partecipare chi vuole fare alleanze nazionali con Lega e M5S. Sarebbe trasformismo politico».
 

Anche Zingaretti ha aperto ai delusi del M5S. Per lui non vale?

 
«Se il Pd vuole fare sul serio una lista unitaria delle forze politiche e civiche europeiste, deve scegliere di puntare sulla coerenza e su contenuti precisi. E deve accettare di partecipare pariteticamente con la componente civica e liberaldemocratica alla composizione della lista il nuovo segretario del Pd ha tutto il diritto di scegliere un’altra strada, ma non può fare un’inversione a U dopo le primarie».
 

Non la convince la svolta di Zingaretti federatore?

 
«Dobbiamo mobilitare l’Italia che lavora, studia, produce. L’Italia che fatica contro chi attacca i laureati, gli imprenditori e fa pagare il conto del reddito di cittadinanza a operai, infermieri, impiegati, pensionati. Questo mondo non può essere rappresentato solo dal segretario del Pd. L’idea che il segretario del Pd da solo possa federare popolari, liberai democratici e social democratici è onestamente irrealistica».
 

Non sarà che voi leader del Pd siete tutti un po’ malati di protagonismo?

 
«Al contrario, non penso di poterlo fare io da solo. Servirà uno sforzo corale. Se questo non è il progetto di Zingaretti è bene saperlo subito. Come Siamo Europei ci regoleremo di conseguenza».
 

Maurizio Martina chiede diecimila comitati territoriali per la lista aperta. È questa la strada giusta?

 
«Sì. Non c’e tempo da perdere. Le primarie, fatte troppo tardi, hanno prodotto ulteriori lacerazioni nel Pd. Lacerazioni che non si supereranno se non dando vita a una grande mobilitazione popolare, che vada molto oltre i democratici e che approdi nella lista Siamo Europei. Attenzione, se così non sarà, il Pd rischia di andare a pezzi e con esso l’offerta europeista».
 

Il Pd rischia anche un’altra scissione, se è vero che Renzi medita di fondare un nuovo partito.

 
«Non so se Renzi ha in testa un nuovo partito. Certamente un Pd tutto sbilanciato a sinistra perderebbe una percentuale significativa di votanti».
 

I tre candidati alle primarie hanno una visione diversa su come andare alle Europee. Come farete a trovare un accordo?

 
«Formalmente tutti e tre hanno aderito a Siamo Europei. Mi aspetto che mantengano l’impegno preso. Per tatticismi e operazioni maquillage non c’è spazio».
 

È preoccupato per la situazione del Paese?

 
«L’Italia è sull’orlo di un burrone. Può essere il primo Paese a uscire dall’Europa e dall’Occidente per approdare a un modello di democrazia illiberale. E il progetto di Salvini e Putin, con i M5S come ruota di scorta. Nel frattempo l’Italia entra in una recessione economica profonda. Investimenti pubblici e privati inchiodati, 122.000 posti fissi persi, produzione industriale crollata e finanza pubblica fuori controllo».
 

A che punto è il suo manifesto?

 
«Siamo vicini alle 200 mila adesioni. Su tutto il territorio c’è un grande entusiasmo, speriamo non venga deluso».

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