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Padoan: “Manovra dettata da Bruxelles, l’Italia pagherà un prezzo altissimo”

Il governo si è cosparso il capo di cenere ed è andato a Canossa, accettando le condizioni della commissione Ue per sospendere la procedura di infrazione. Ma così fa pagare al paese un prezzo altissimo»

Perché professor Padoan?

«È chiaro che un aumento così alto delle clausole di salvaguardia dell’Iva la dice lunga su quella che sarà la legge di bilancio tra un anno. Si partirà da meno 23 miliardi e il costo politico sarà elevatissimo, quasi peggio di una procedura di infrazione per debito: così si impone al paese uno sforzo gigantesco».

 

Chi ne esce meglio tra premier e ministri da questa trattativa?

«La mia valutazione politica è che a parte il risultato positivo per il paese che ha evitato la procedura Ue, questo è un risultato pessimo e non so chi se ne vorrà attribuire il merito. Il trionfalismo è fuori luogo, meno male che almeno per ora si è evitata la procedura, ma non vedo chi possa gioirne, se non i due vicepremier: che così possono dire che i loro rispettivi strumenti bandiera, reddito e quota 100, sono stati conservati. Ma è un vanto strumentale. Mentre quella del premier non è un successo ma una vittoria di Pirro».

 

Visto che le misure sono scritte al Mef che lei ha guidato, prevede che ci saranno sorprese amare per gli italiani da questa legge di bilancio?

«Intanto manterrà solo in parte quelle promesse del reddito e di quota 100, di cui non conosciamo i criteri con cui verranno attuate. E questo avviene in un contesto in cui il controllo della commissione Ue sarà molto forte: oltre alle
clausole di salvaguardia di 20 miliardi, ha imposto di bloccarne altri due in un fondo di accantonamento di eventuali tagli di spese ai ministeri, se le altre misure non seguissero il percorso indicato. E ogni tre mesi ci sarà un controllo accurato del processo di bilancio. Tutto ciò significa che la sovranità di questa manovra è in gran parte a Bruxelles».

 

Per i pensionati ci sarà il divieto di cumulo per cinque anni, ma una boccata d’aria per chi vuole smettere lavorare o no?

«C’erano già strumenti come l’ape sociale, misure speciali per i lavori usuranti e si poteva lavorare sulla flessibilità delle clausole di uscita. Ma dare questa opzione di uscita massiccia senza tener conto delle conseguenze per la sostenibilità della finanza pubblica è molto pericoloso. Poi con i vincoli che ci hanno imposto, si rischia di avere una situazione per cui solo alcune annate di pensionati potranno beneficiarne e altri no. Se la finestra dovrà esser chiusa precipitosamente per mancanza di coperture, avremmo introdotto nel sistema un elemento di iniquità».

 

Che differenza c’è tra le vostre manovre benedette da Bruxelles e questa?

«Una differenza fondamentale. Con noi il dialogo con l’Europa era continuo. Alcuni aspetti venivano saggiati prima per raggiungere un consenso preventivo. In questo caso, l’entità delle clausole salvaguardia, il fondo di due miliardi di tagli di spesa, le valutazioni periodiche, mostrano che Ue e Italia non si fidano uno dell’altro. Questa è la differenza fondamentale. È una manovra scritta non a Bruxelles, ma da Bruxelles, che ha stravolto la prima versione in una logica fortemente punitiva».

 

Lei pensa che in primavera rischiamo ancora la procedura di infrazione o nuovi attacchi dei mercati?

«La Commissione da gennaio potrebbe decidere che i termini dell’accordo non sono rispettati dal parlamento e quindi l’Italia continua ad essere sotto osservazione. Vedremo poi se ci sarà un’accentuazione del clima elettorale. Se le elezioni europee segnassero un successo dei sovranisti, la nuova commissione sarà diversa e il governo potrebbe essere tentato di non rispettare gli impegni presi con l’Ue. E non fare i tagli di spesa promessi. E sotto elezioni potrebbero dire “noi vi volevamo dare più soldi, ma ce l’hanno impedito”».

 

Quindi questa manovra serve a fare una campagna contro l’Europa?

«Serve per dire che malgrado ci sia l’Europa con cui è difficile andare d’accordo, Lega e 5 stelle hanno mantenuto le promesse. Ma se due mesi fa l’atteggiamento con l’Ue fosse stato più costruttivo, l’accordo sarebbe stato meno dannoso».

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