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Delrio: “Pd in piazza contro il governo nemico del popolo che vuole sfasciare l’Europa”

«Mamma mia, vedremo chi ci presta i soldi…». Graziano Delrio, il capogruppo del Pd alla Camera, scorre le agenzie di stampa secondo cui la manovra lievita a 40 miliardi, e la preoccupazione dice – schizza. «Questa è una manovra contro il popolo. Anche per questo ci aspettiamo tanta gente domani in piazza del Popolo a Roma».
 

Delrio, cosa non va di questa manovra?

 
«Non va l’aumento della spesa corrente per misure sulle pensioni e per il reddito di cittadinanza. Quando uno Stato decide di togliersi dalla via maestra che è quella di creare lavoro e investimenti, in realtà sta scaricando il peso sulle nuove generazioni».
 

Ma la flessibilità all’Europa l’hanno chiesta anche i governi di centrosinistra.

 
«Di per sé richiedere nuova flessibilità, non è elemento negativo ma se lo indirizzi verso provvedimenti che creano lavoro, non verso misure assistenziali e per gonfiare la spesa pensionistica che già pesa moltissimo sui conti pubblici e toglie futuro ai giovani. Gli investimenti sono cresciuti dai 274 mld del 2014 ai 300 mld del 2017: bisognava insistere».
 

I M5S hanno ricordato quella volta che Renzi parlò di arrivare al 2,9%.

 
«Il fatto che Renzi lo avesse detto è perché sperava in più risorse per fronteggiare l’emergenza immigrazione e per un piano di investimenti infrastrutturali di oltre 130 miliardi. Poi però i parametri sono stati rispettati. Ho una
domanda per il premier Conte. Questo governo sta aggiungendo qualcosa a quei 130 miliardi o sta usando quello che gli abbiamo lasciato in eredità, peraltro bloccando i cantieri?».
 

Salvini sostiene che con quota 100 per andare in pensione, si liberano posti di lavoro per i giovani.

 
«Non credo che l’effetto di mandare tanta gente in pensione significhi creare posti di lavoro. Molte volte non si sostituisce nessuno. Salvini parli con i suoi amici M5S che dicono che il lavoro scomparirà. Noi abbiamo varato la “quota 99”, ma mirava alle categorie più fragili. Questa è una manovra elettorale».
 

Ma 6 milioni di italiani in difficoltà avranno 780 euro al mese: è una misura che alla sinistra dovrebbe piacere?

 
«No alla sinistra piace dare lavoro non assistenzialismo. E poi, perché non hanno incrementato il reddito di inclusione? Non il Pd, ma la Caritas, i sindacati, il Terzo Settore e le associazioni per l’Alleanza contro la Povertà hanno chiesto al governo di non azzerare il percorso fatto con il reddito di inclusione che aveva raggiunto 2 milioni e mezzo di poveri e che, se ampliato, sarebbe stato immediatamente operativo. Invece il reddito di cittadinanza richiederà mesi se non anni per arrivare a chi ha bisogno. In realtà non hanno in testa i poveri ma la propaganda».
 

Il ministro Tria è stato messo all’angolo?

 
«È stato messo all’angolo il buonsenso. L’Italia è oggi una famiglia che ha bisogno di farsi prestare 400 miliardi ogni anno. Chi ce li presta vuol vedere se siamo in grado di restituirli. Aumentare gli occupati e realizzare investimenti rende stabile la crescita del paese».
 

Quale opposizione il Pd pensa di fare? Da Cassandra?

 
«Io tifo per l’Italia. Se una misura fosse immediatamente utile, ben venga. Se i giallo verdi sono più bravi di noi, lo diranno gli italiani. Misure finora non ce ne sono state, solo annunci sui sociale sul balcone. E bugie. Come quella che contro la povertà non sia stato fatto nulla o che la flat tax per un milione di persone sia una novità. La nostra opposizione è per costruire una alternativa al governo».
 

Il primo test elettorale saranno le europee di maggio. Pensate a un fronte repubblicano? Condivide la Carta dei progressisti sottoscritta da Renzi?

 
«Salvini ha voluto una manovra così spregiudicata sfidando mercati e Europa per accusare la Ue. È un calcolo politico perché mira a distruggere la comunità europea. Noi siamo per gli Stati uniti d’Europa e per riformare la Ue. La Carta dei progressisti è un inizio. Non significa annullare le identità, il Pse, ma rivedere un modello di sviluppo. Condivido molto il discorso di Corbyn sull’attenzione a chi è rimasto indietro».
 

Il Pd serve ancora?

 
«Serve molto. Il percorso per le sinistre europee è difficile ma noi Dem abbiamo grandi riserve nelle comunità locali, negli amministratori».
 

Alla fine si candiderà alla segreteria?

 
«Sono in campo al 100% non come segretario, ma per accompagnare ed aiutare una nuova generazione a rilanciare i democratici».

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