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Sui programmi il Pd troverà l’intesa

Pier Luigi Bersani è stato l’ospite del primo dibattito di oggi sul palco centrale della Festa dell’Unità di Milano, al quale ha partecipato insieme al ministro dell’Agricoltura Maurizio Martina, al sottosegretario all’economia Enrico Zanetti e al segretario confederale della Cisl, Luigi Sbarra.

Rimanendo all’attualità, la prima domanda del moderatore Stefano Cappellini ha riguardato le ultime cifre sul lavoro e sul Pil, di cui tanto si è parlato nei giorni scorsi.
L’opinione di Martina è che “i dati Istat vanno guardati oggettivamente: sono positivi anche se non ci consentono di dire che il lavoro è finito, ma va riconosciuta la novità che questi numeri ci offrono. Non dobbiamo discutere se i nuovi occupati sono tanti o pochi, intanto sono nuovi occupati, e l’inversione sul Pil con la tendenza allo 0,7% non è un dato banale. Dobbiamo tenere i piedi per terra, guardando alle novità che ci sono ma anche al lavoro che ancora resta da fare”.

“La situazione mi sembra chiara – ha esordito Bersani -, la crisi ha concluso i suoi effetti e in tutta Europa, anche in Italia, la ripartenza fatica, anche con il petrolio e l’euro bassi. I dati danno un incoraggiamento, ma se la ripresa non arriva almeno a un punto e mezzo di Pil è difficile affrontare il tema dell’occupazione”.
Quanto ai rimedi, per l’ex segretario del partito la priorità è “rendere strutturale lo sgravio sui contratti stabili, anziché tagliare la tassa sulla casa anche ai grandi patrimoni. Esentiamo le case modeste, e se ci sono soldi vanno messi sugli investimenti che portano lavoro”. Per Bersani si tratta “anche di un problema identitario, abbiamo sempre detto che chi ha di più deve dare di più”.
“II lavoro viene dagli investimenti – ha aggiunto -, spero se ne discuta in occasione della prossima legge di stabilità”.


“Tutti vogliono risposte immediate ma le riforme danno risultati di medio periodo – ha spiegato il sottosegretario all’economia Enrico Zanetti -. C’è troppa enfasi sui dati, ma va detto che il jobs act sta dando qualche risultato anche nel breve, accompagnato da quegli incentivi che, sono d’accordo, dobbiamo rendere strutturali”. “Su Imu e Tasi – ha aggiunto – ritengo non siano la priorità, prima viene il lavoro anche nella declinazione del fisco, ma è quello che ha fatto questo governo con gli 80 euro. Detto questo, gli interventi sulla casa sono fondamentali per far capire che sulle tasse è cambiata l’aria”.

Luigi Sbarra ha ricordato come la Cils abbia espresso “cauti giudizi positivi sugli ultimi dati su lavoro e aumento del Pil. La strada è ancora molto lunga, questi anni di crisi hanno sfigurato il nostro Paese. Il jobs act sta realizzando risultati importanti sulla qualità dei rapporti e sulle tipologie contrattuali – ha ammesso -, ma mettere mano solo alle regole non basta, il nostro problema è dare gas al motore dell’occupazione mettendo in campo una proposta nuova e forte per il rilancio degli investimenti pubblici e privati”.

Alla domanda sulla possibile flessibilità per l’Italia sui vincoli europei, il ministro Martina ha detto:
“Se penso all’Europa oggi non penso ai vincoli, ma alle foto drammatiche di queste ore, che chiamano in ballo la nostra civiltà. È necessario un risveglio delle coscienze, mi sono chiesto perché non c’è una reazione dell’opinione pubblica europea di fronte a quelle immagini, e perché la discussione rimanga ancora tra addetti ai lavori. È un errore tragico dell’Europa, se ha ancora senso parlare di destra e sinistra su questo il Pd è chiamato ad una grande iniziativa”.

Quanti ai vincoli, per Martina “l’Italia ha ancora uno spazio di manovra, anche in virtù di quello che è stato fatto in questi mesi. Non dobbiamo andare col piattino in mano, ma essere consapevoli degli spazi. Negli spunti di lavoro che Renzi ha tracciato fin qui ci sono gli spunti per capirsi anche tra noi, non stiamo parlando un linguaggio diverso”.

Anche Bersani ha espresso la sua opinione sul tema dei migranti, affermando che “in Europa il problema di fondo è che da anni confondiamo la storia con la cronaca. Siamo davanti a un lungo passaggio storico, che è la riorganizzazione dell’area mediorientale. Senza una diplomazia mondiale avremo una guerra inedita e lunga e le migrazioni ne saranno una conseguenza. Qualche spiraglio si è visto con l’accordo sul nucleare con l’Iran, ma in attesa di questo l’Europa deve organizzarsi per dare asilo a chi scappa dalle guerre. Servono norme di asilo europee come stiamo chiedendo e bisogna che gli stati si organizzino per l’accoglienza”.

A proposito dei vincoli economici, per l’ex segretario “le discussioni che facciamo tra noi su questo sono componibili, il problema che vedo è più di fondo. Non è un problema di programma, su quello si trova l’intesa, ma bisogna togliere da un pezzo del nostro mondo l’impressione di stare portandoli dove non vogliono andare. Facciamogli capire che si sbagliano, che stiamo costruendo un centrosinistra alternativo alla destra. Abbiamo vinto in tante città del nord con un pilastro riformista e le ali della sinistra radicale e del civismo, e cioè con un vero centrosinistra”.

“Un pezzo del nostro mondo pensa che il Pd sia un compimento dell’Ulivo, una forza alternativa alla destra nei valori. Non è una questione di misure, ma di senso. Ma a chi mi parla di scissione dico tre volte mai”.

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