“Il condannato Grillo affonda nel ridicolo attaccando in maniera pretestuosa il Pd. Il proprietario di un partito azienda dai bilanci sconosciuti, dalle regole opache e dalla trasparenza inesistente può solo prendere lezioni da Lorenzo Guerini in quanto a moralità e correttezza”. Così il presidente del PD Matteo Orfini.
Dichiara Stefano Esposito: “I campioni della doppia morale, ovverosia i 5 stelle, quelli che a Livorno stanno ancora leggendo le carte dell’avviso di garanzia a loro assessore, quelli che su Quarto sapevano ma zitti e mosca, per tacere delle frequentazioni di Ostia, si ergono a improbabili giudici su Lodi con insinuazioni gravi e totalmente infondate. Uno spettacolo pietoso in linea con un partito azienda che fa della poca trasparenza la sua carta d’identità”.
“Per l’ennesima volta il blog di Grillo si lancia in risibili teoremi. Questa volta su Lodi. Al di la delle surreali suggestioni offerte, agli atti risulta che, ad oggi, gli unici che hanno dimostrato non solo di sapere ma addirittura di non dire sono stati proprio i 5 stelle a Quarto”, afferma Ernesto Carbone.
“È deprimente constatare come dopo tre anni il Movimento 5 Stelle non abbia ancora imparato le norme basilari del confronto politico in una sede istituzionale come il Parlamento. Non c’è niente da fare, la democrazia non è proprio nelle loro corde”, ha dichiarato Alessia Rotta della segreteria del Partito Democratico
“Di sconcertante c’è solo il comportamento del loro temporaneo capogruppo, Dell’Orco, che si sottopone senza battere ciglio alle plateali sceneggiate di Di Battista, il quale comanda le truppe come il direttore di uno sgangherato circo di periferia. E la replica del suo degno compare Sibilia, che invece di interloquire nel merito con il presidente del Consiglio prescinde dalle sue parole e si mette a leggere un testo scritto, predisposto in anticipo dagli uffici della Casaleggio Associati.
Nel merito, ricordiamo a costoro che il PD presenta tutti i propri rendiconti di esercizio, certificati, consultabili tramite il sito ufficiale, e li deposita presso la commissione istituita con la legge del 2012 che ha abolito il finanziamento pubblico. Altrettanto non si può dire per il M5S, che non ha né un bilancio né uno statuto: altro che onestà e trasparenza”.
Il question time è uno strumento democratico di prim’ordine, ma quelli del M5S, teleguidati da Milano, non sanno che farsene perché a loro interessa buttarla in caciara, non fare politica. Forse non ne sono capaci”.
“Non solo sapevano ma, per più di tre mesi, hanno fatto finta di nulla tra silenzi imbarazzati e mezze verità. Costretti a giravolte ridicole per difendere l’indifendibile. Il fatto è che i 5 stelle quando parlano del PD in realtà pensano alle loro magagne”.
“Ossimoro: accostare nella medesima frase parole che esprimono concetti contrari”, commenta Simona Malpezzi, parlamentare del PD.
“Uguale Di Battista che parla di trasparenza. Proprio loro che da partito azienda sono ormai partito dinastico. Non c’è traccia di uno straccio di bilancio, c’è invece più di un dubbio su come si facciano rimborsare con i soldi pubblici. Opachi come nessuno, sotto il controllo totale di un’azienda privata, dicono no a una legge sulla trasparenza e sulla democrazia nei partiti. Di che cosa hanno paura?”.